“I segnali di un cambiamento di rotta ci sono tutti in termini di annunci: gli operatori sono tutti rivolti verso il mondo Internet, ma da questo alla monetizzazione dell’offerta ne passa. È un modo per mettere una bandierina, per segnare il territorio, ma non è ancora la trasformazione di un modello di business. È come se tutti aspettassero l’arrivo di Netflix”: lo dice Augusto Preta, consulente strategico e ceo di ITMedia Consulting. “È un mercato che si sviluppa se ci sono le condizioni di accesso: presenza di banda larga significativa a livello di penetrazione nelle abitazioni e anche di performance di velocità, presenza di una molteplicità di device e soprattutto accessibilità dei contenuti”.
In Italia le condizioni ci sono?
Dal nostro studio “Video Killed the TV Star”, pubblicato il 10 giugno, emerge che il nostro Paese presenta un livello di sviluppo dell’offerta on demand più basso rispetto ad altri Paesi europei. È un mercato più in ritardo rispetto, per esempio, a quello del Regno Unito, ma anche della Germania, che partiva da una posizione più arretrata, poi ha recuperato e ora è il secondo mercato Ue. Dopodiché viene la Francia, dove storicamente la presenza dell’Iptv ha garantito lo sviluppo del settore anche in termini di servizi on demand. Insomma: siamo indietro. Ne è riprova il fatto che Netflix sta per sbarcare in vari Paesi europei ma non ancora in Italia. Evidentemente non ritiene che l’Italia sia sufficientemente connessa in banda larga e in grado di garantire una certa qualità di servizi. Per affermarsi, deve essere almeno analoga a quella di un broadcaster, quindi attraente sia dal punto di vista della qualità che del prezzo (auspicabilmente inferiore). Oggi la stessa Sky offre un servizio in standard definition sul broadband perché nessuno probabilmente è stato in grado di garantire una qualità sufficiente ai suoi servizi in alta definizione trasmessi sul satellite.
Quando arriverà Netflix?
Non prima dell’anno prossimo. Mentre il mercato inglese si è sviluppato nel 2013, e altri come quello tedesco e francese completeranno lo sviluppo tra il 2014 e il 2015, da noi non arriverà probabilmente prima della fine del 2015.
Eppure nel mercato qualcosa si sta muovendo.
I segnali di un cambiamento di rotta ci sono tutti in termini di annunci. L’impulso l’hanno dato Infinity di Mediaset e SkyOnline. Poi Telecom Italia ha stretto un accordo con Sky, Vodafone con Mediaset, alcuni operatori come Chili tv stanno andando bene, Cubovision di Telecom Italia ha fatto un’operazione di rebranding e ora si chiama TimVision. Nel suo piccolo anche l’Anica si è messa a fare un’offerta di contenuti sulla produzione italiana. Tutte le novità sono orientate sul mondo Internet. Ma da questo a un’effettiva monetizzazione delle proposte ne passa. È come se tutti aspettassero l’arrivo di Netflix: ognuno cerca di acquisire una quota di mercato e un know-how da giocare come vantaggio competitivo. Ma di fatto, in Italia, questo tipo di mercato è ancora sottodimensionato.
Quali strategie dietro le alleanze tra tv e telco?
L’accordo Sky-Telecom può essere collegato al fatto di poter avere dall’operatore di rete una maggiore qualità dell’offerta, legata in prospettiva anche allo sviluppo dell’ultrabroadband. Sky ha una sua rete in Uk, in Italia, non avendola, ha bisogno di qualcuno che possa fornire una qualità garantita. Dal lato di Telecom l’intesa lascia pensare che avere Sky a bordo possa favorire l’aumento del traffico e consentire dunque di vendere più banda. Quanto all’accordo Vodafone-Mediaset è incentrato nel mondo dell’offerta video. Vodafone ha acquistato operatori in Germania e Olanda. Ha un chiaro interesse ad approfondire i temi del mercato consumer e dei servizi a banda larga, vista anche l’esplosione del mobile. E riguardo a Mediaset, emerge l’interesse ad aver qualcuno che possa sviluppare le offerte online in modalità multiscreen e multidevice.
Quanto incideranno sul mercato italiano la Apple Tv e Chromcast, la chiavetta di Google?
Quando arrivano sul mercato operatori come Google e Apple, il mercato cresce. Ma al momento l’impatto non è ancora evidente. I dati che abbiamo ci dicono che, dove fa il suo ingresso Netflix, aumenta molto l’uso di banda. In Uk c’è stato un aumento della banda di circa il 20%. È evidente che tanto più entreranno nel mercato italiano modelli flessibili, tanto più il mercato stesso si amplierà.
A livello europeo quali le alleanze più significative?
Si può notare in generale una certa vivacità di Vodafone, che è andata a fare acquisti in Spagna e in Olanda di importanti operatori via cavo. In assoluto però l’accordo tra Netflix e Virgin Media nel Regno Unito mi pare l’operazione più importante, perché è l’unico caso in cui un operatore consolidato non solo non fa la guerra a quello che in genere viene considerato un vorace conquistatore, ma anzi mette a disposizione la propria rete via cavo per estendere la propria attrattività nei confronti del pubblico e aumentare il traffico, a svantaggio dei concorrenti (BT e BSkyB).