Hic Rhodus, hic salta

Il vero banco di prova per Agid e il suo comitato di indirizzo, e di conseguenza il successo o meno della riforma della PA annunciata dal governo, sarà la capacità di usare le tecnologie per cambiare mentalità, processi e prodotti della PA. Mission difficilissima. Tuttavia hic Rhodus, hic salta

Pubblicato il 21 Lug 2014

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«L’innovazione tecnologica può cambiare l’Italia”: si potrà magari avere da ridire sulla qualità dell’inglese usato dal presidente del Consiglio Matteo Renzi durante il suo speech a Digital Venice, ma non si può non essere d’accordo con il passaggio del suo discorso appena citato. Le tecnologie digitali sono, se bene usate, un’arma di cambiamento formidabile. Anzi, senza di esse non si cambia nulla.

Vale per le aziende che non hanno ancora capito appieno l’importanza della trasformazione digitale in mercati sempre più globali, vale per la società dei cittadini per la quale troppo spesso Internet significa soprattutto smartphone o whatsapp, e vale ancor di più per la PA che nonostante alcune situazioni di eccellenza mostra i ritardi maggiori.

Per cambiare ci vuole però uno sforzo complessivo all’interno di un disegno strategico di innovazione che abbia alla sua base una visione di sistema. È questo che si chiede al governo: la capacità di mettere in campo una “politica industriale” dell’innovazione: non bisogna avere paura di questo termine.

È importante che Renzi abbia deciso di fare del digitale un elemento chiave del semestre italiano di presidenza Ue. Ancora più importante sarà che esso caratterizzi i mille giorni di riforme annunciate dal presidente del Consiglio. Per passare dalle parole ai fatti, dalle promesse di cambiamento all’execution. Il governo ha leve indirette, ma anche responsabilità dirette: come la riforma della PA, ormai improrogabile. Anche qui ci vuole un approccio di sistema e non meramente tecnologico. L’investimento nelle tecnologie Ict è fondamentale, ma bisogna avere chiaro a cosa le tecnologie devono servire: offrire servizi migliori ai cittadini, usare appieno le potenzialità della Rete (si pensi al cloud ) e anche risparmiare sui costi di gestione (che non significa tagliare gli investimenti in innovazione).

Il vero banco di prova per Agid e il suo comitato di indirizzo (e di conseguenza il successo o meno della riforma della PA annunciata dal governo) sarà proprio dalla capacità di usare le tecnologie per cambiare mentalità, processi e prodotti della PA. Mission difficilissima, sappiamo. Tuttavia, hic Rhodus, hic salta.

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