Qualche centinaio di iPhone messi in vendita in Italia al prezzo francese, quindi a 50 euro in meno rispetto a quanto costano in Italia. E’ la provocazione lanciata dalla Siae dopo che Apple ha deciso di aumentare i prezzi dei propri device aggiungendo ai vecchi prezzi di listino l’importo della tassa per copia privata decisa dal Mibact nelle scorse settimane.
A quella che da più parti è stata considerata una provocazione, l’associazione Italiana Autori editori ha deciso di rispondere con un’altra provocazione, puntando sul fatto che i dispositivi Apple costino in Francia meno che in Italia, nonostante la “Copia privata” oltralpe sia più alta che nel nostro Paese, e nonostante il fatto che i modelli francesi e italiani siano tutti ugualmente prodotti in Asia.
Per trovare il mood di realizzare questa provocazione dalla Siae chiedono aiuto anche alle associazioni dei consumatori, per trovare la strada più semplice e trasparente per realizzare il progetto. Tra le ipotesi allo studio potrebbe esserci anche quella di comprare gli smartphone direttamente in Francia, e poi rivenderli in Italia attraverso una rete di negozianti che accetteranno di farlo, con la Siae che potrebbe anche carico dell’Iva Italiana.
“La Siae prende atto con rammarico dell’incremento dei prezzi dei dispositivi Apple – si legge in una nota della Società italiana autori editori – fatto che dimostra ancora una volta come la multinazionale americana abbia come unico obiettivo quello di aumentare i propri profitti attraverso la discriminazione dei consumatori italiani rispetto a quelli degli altri Paesi europei dove, pur in presenza di una copia privata più elevata, i prezzi restano notevolmente più bassi “. La Siae annuncia inoltre che “reagirà con determinazione rispetto alla proditoria indicazione ‘tassa sul copyright’ utilizzata da Apple“. “Per dimostrare la scorrettezza del colosso americano – continua la nota – la Siae si riserva di vendere in Italia iPhone ai prezzi francesi, favorendo così i consumatori ed evitandone l’ingiustificata depredazione decisa dall’azienda di Cupertino“. “La Siae invita, infine – conclude la nota – tutte le associazioni dei consumatori a unirsi alla Società per difendere i consumatori italiani e la cultura del nostro Paese”.
Tra le prime reazioni quella su Twitter di Cesare Avenia, presidente di Asstel: “#copiaprivata questa è bella – afferma – Siae diventa rivenditore di Apple in Italia promettendo sconti! Ma in che paese siamo?”.
I deputati in commissione Trasporti, poste e telecomunicazioni del Movimento 5 stelle intanto prendono le distanze dalla decisione del Governo, dal commento del presidente della commissione Bilancio della Camera, Francesco Boccia (Pd), e dal contrattacco della Siae: “L’equo compenso per copia privata del decreto Franceschini è una misura, o per meglio dire tassa, iniqua e al limite dell’assurdo – affermano in una nota – Le sue conseguenze sul mercato erano facilmente prevedibili: l’immediato rialzo dei prezzi di listino su diversi prodotti. Adesso anche il gigante Apple ha ritoccato verso l’alto il costo dei suoi dispositivi e la reazione di Francesco Boccia, che grida allo scandalo brandendo la minaccia della web tax come arma di ritorsione e della Siae, che lo segue a ruota, è assolutamente inopportuna e al limite del ridicolo”. “L’Equo compenso varato da Franceschini – aggiunge Mirella Liuzzi, parlamentare del M5S – è un provvedimento già bocciato da stakeholder e consumatori che dovrebbe, semplicemente, essere revocato per lasciare spazio a un reale confronto sul tema tra tutti i soggetti interessati, come da più parti affermato nel corso del convegno sul tema organizzato lunedì scorso alla Camera“.