COPIA PRIVATA

Equo compenso, consumatori pronti a ricorrere al Tar

Le associazioni dure contro il decreto Franceschini: “E’ una commedia degli equivoci, e a rimetterci sono i cittadini”. C’è chi annuncia carte bollate e chi chiede tagli agli sprechi per finanziare gli autori. Ma tutti rimangono freddi rispetto all’iniziativa annunciata dalla Siae contro Apple

Pubblicato il 24 Lug 2014

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Il mondo delle associazioni dei consumatori è compatto contro la piega che la vicenda dell’equo compenso ha preso nelle ultime ore, con un ping pong di provocazioni che vanno dagli aumenti per smartphone e tablet immediatamente decisi da Apple all’azione dimostrativa proposta dalla Siae, di vendere in Italia gli iPhone ai prezzi d’oltralpe, che arrivano a essere più bassi anche di 50 euro rispetto all’Italia.

Proprio la Siae aveva lanciato un appello, ieri, alle associazioni dei consumatori, chiedendo loro di partecipare a questa iniziativa per dimostrare che non era necessario aumentare i prezzi degli smartphone. Una proposta che però viene, seppur con sfumature diverse, respinta dalle associazioni, che affermano di tenere più alle soluzioni “strutturali” che non a eventuali atti dimostrativi.

Non consideriamo scandalosa la richiesta degli autori, non consideriamo scandalosa la decisione del governo di voler aumentare l’equo compenso, quello che consideriamo scandaloso è che il Governo non abbia voluto prendere provvedimenti per evitare che questo aumento si scarichi direttamente sui consumatori, come ha fatto Apple – afferma Guido Dell’Aquila di Federconsumatori – capiamo che gli autori vogliano dimostrare con la loro provocazione che in Francia gli iPhone costano meno che in Italia, nonostante un contributo per la copia privata più alto. I produttori hanno stabilito un margine di guadagno che non vogliono in nessun modo accettare di limare, ma questo è un problema che doveva aver affrontato il governo prima di varare il decreto. Apple ha scelto la via della provocazione, rendendo eclatante l’aumento. Ma non escludo che gli altri produttori scelgano una linea più soft – conclude Dell’Aquila – spalmando gli aumenti nel tempo per dare meno nell’occhio. E’ una situazione che stiamo monitorando con attenzione”.

Duro Pietro Giodano, presidente di Adiconsum: “Siamo alla guerra delle provocazioni. Ma tra due vasi di ferro, Apple e Siae, ce n’è uno di coccio, i consumatori. In questo Paese si procede troppo per provocazioni, e a rimetterci sono sempre gli stessi. Non voglio negare che il problema della Siae esista, ma credo che il modo che si è scelto per risolverlo sia sbagliato”. “Era evidente che i costi dell’equo compenso si sarebbero riversati sui consumatori – continua Giordano – al di là delle provocazioni di una singola multinazionale. Sarebbe stato molto più serio da parte del Governo prendere una decisione diversa: individuare uno spreco, tagliarlo e destinare alla Siae i soldi che derivavano da questa iniziativa. Soltanto a titolo di esempio potremmo citare l’ordine pubblico negli stati per le partite di calcio, o quello per i concerti: in Inghilterra sono le società di calcio a essere responsabili dell’ordine pubblico degli eventi che organizzano, non le forze dell’ordine pagate dai cittadini. O, sempre a titolo di esempio: se arrivano a Roma i Rolling Stones, gli organizzatori oltre a sostenere le spese per il palco dovrebbero essere chiamati a sostenere anche quelle per l’ordine pubblico. Se i soldi risparmiati dallo Stato in questo modo o in modi simili a questo potessero andare alla Siae, e basterebbero due righe di legge – conclude Giordano – non ci sarebbe bisogno di equo compenso”.

Ma c’è anche chi annuncia un ricorso al Tar contro il decreto del ministro Franceschini. E’ Francesco Luongo, vicepresidente del movimento per la Difesa dei cittadini: “Abbiamo tempo per depositare il ricorso, insieme ad altre associazioni, fino a ottobre. Speriamo che il ministro prima che i danni aumentino ritiri il decreto in autotutela, e fissi parametri più consoni e realistici. Noi consumatori – spiega Luongo – siamo da sempre molto attenti soprattutto alla Siae e al modo in cui ha compartecipato ai lavori preparatori e alla gestione passata, presente e futuro dei fondi legati all’equo compenso. La nostra posizione chiara dall’inizio: non siamo contrari all’equo compenso, ma a un adeguamento ingiustificato, come dimostrano gli atti, a partire dalla relazione sullo stato del mercato commissionata dall’ex ministro Bray, che ha dimostrato come poco più del 20% dei consumatori usino ancora fare copie private. Il ministro Franceschini è stato mal consigliato”.

Ma la di là del merito del provvedimento, Luongo non accetta la mano tesa da Siae ai consumatori per l’iniziativa di vendere in Italia iPhone a prezzi “francesi”: “E’ una commedia degli equivoci, una proposta che rispediamo al mittente. Sarebbe il caso piuttosto che Siae sostenesse l’ingresso delle associazioni dei consumatori nel comitato per il diritto d’Autore presso il Mibact”.

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