Il digitale la “cura” per la sanità italiana

La spesa in tecnologie sta scendendo e calerà ancora. Eppure l’e-health rappresenta la chiave di volta per tagliare i costi e le inefficienze e promuovere servizi avanzati

Pubblicato il 25 Lug 2014

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Sos, Sanità malata! Cure inefficaci, cercasi vaccino. Sembra paradossale, ma la nostra Sanità non sa individuare la terapia giusta. Nel frattempo, vive le contraddizioni di un Paese in cui la pressione sulla riduzione della spesa sanitaria si scontra con un incremento della domanda verso questo settore.

Oltre il 21% della popolazione italiana – la più vecchia d’Europa – ha più di 65 anni, la spesa sanitaria pro-capite è di 3.012 dollari (il dato è calcolato a parità di potere d’acquisto), contro i 3.405 della Gran Bretagna, i 4.118 della Francia e i 4.495 della Germania (dati Rapporto Health at a Glance Europe 2013). È, quindi, difficile pensare a ulteriori tagli, visto che il Sistema Sanitario Nazionale è tra i meno costosi d’Europa. Ma non è finita. In soli tre anni l’Italia è passata dal quindicesimo al ventunesimo posto per quanto riguarda la qualità percepita dei servizi sanitari, soprattutto in termini di assistenza territoriale, “long term care”, prevenzione e assistenza farmaceutica territoriale (Euro Health Consumer Index 2013).

In sintesi: la qualità diminuisce, la popolazione invecchia, la spesa sanitaria pro-capite è in calo. Cosa fare? Quali sono le alternative possibili? “In questo scenario – afferma Chiara Sgarbossa, responsabile della Ricerca dell’Osservatorio Ict in Sanità della School of Management del Politecnico di Milano – l’investimento in Ict è una soluzione obbligata, l’unica in grado di modernizzare il sistema, per metterlo in grado di reggere l’impatto della crescita della domanda, fermando il progressivo decadimento in termini di qualità ed efficienza”. Anche qui, però, i dati non sono confortanti sia in chiave attuale che futura. Nel 2013 la spesa in tecnologia da parte della nostra sanità si è contratta di circa il 5%. I segnali per il futuro parlano ancora di ulteriori riduzioni delle spese correnti e degli investimenti in Ict da parte del 51% del campione della ricerca effettuata dal Politecnico di Milano.

All’orizzonte non sembra affacciarsi un disegno che individui un percorso chiaro. Nemmeno la strada della tecnologia è stata intrapresa, per mettere mano in chiave strutturale alla riforma del sistema sanitario. “Il livello attuale di dotazione e investimento in tecnologie ci vede pesantemente indietro e significativamente lontani dai Paesi che dovrebbero rappresentare per noi un benchmark – prosegue Sgarbossa -. I risultati degli appelli di questi anni per un incremento della spesa in Ict sono stati modesti: la spesa tecnologica ha continuato a essere tagliata, al pari o più delle altre voci e a essere gestita in un’ottica frammentata e locale di pura automazione dell’esistente”.

Servono sicuramente più investimenti ma, per l’innovazione del sistema, l’Ict da sola, non è sufficiente. “Se vogliamo difendere il nostro sistema sanitario pubblico – sottolinea la ricercatrice – dobbiamo riformare il modello di assistenza e di cura. Portare le tecnologie nella relazione tra gli operatori del sistema e tra questi e i cittadini. Le tecnologie digitali devono aiutare a spostare i servizi dalle strutture residenziali, come ospedali e residenze sanitarie, verso i territori e la gestione domiciliare. La rilevanza sociale della sanità e il suo peso sui conti pubblici meritano di diventare il cuore della nostra Agenda digitale”. I fatti, purtroppo, non dicono questo. Anzi, a ben guardare, la spesa Ict, oltre che bassa, è anche frazionata tra Regioni, Aziende Sanitarie e Comuni, senza una governance centrale, almeno a livello di coordinamento. Ma non è tutto. “L’Agid non ha identificato la Sanità elettronica tra le sue priorità – conclude Sgarbossa. -. L’azione del Governo sull’eHealth si è limitata all’obbligo per le Regioni di implementare il Fascicolo Sanitario Elettronico (Fse), secondo una roadmap che appare inapplicabile e avulsa da un corretto e organico progetto di sviluppo. Caso mai il fascicolo Sanitario Elettronico deve costituire un punto di arrivo di un percorso di progressiva digitalizzazione dei processi di cura e assistenza”.

Le tecnologie Ict non devono soltanto servire a fare efficienza, ma devono anche garantire più efficacia e continuità alle cure rivolte ai pazienti. Nel nuovo modello sanitario incidono sull’organizzazione del sistema: il paziente dev’essere preso in carico non solo nelle fasi acute e a livello ospedaliero, ma sempre più a livello di assistenza domiciliare e sociale, troppo spesso lasciata alla responsabilità di famiglie e badanti.

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