LAVORO

Ict: in Italia stipendi in crescita, ma sotto la media nazionale

L’aumento è del 9,5% ma il gap per i dirigenti dell’elettronica e dell’informatica è ancora del 6,3%. I più pagati sono i direttori dei sistemi informativi: 103.107 euro nel 2013. Buste paga più “povere” per gli adetti all’help desk e per i web developer

Pubblicato il 29 Lug 2014

Quanto paga lavorare nel mondo dell’Ict, un mercato del lavoro in cui l’innovazione vive sottotraccia, il raggio d’azione si allarga spesso fuori dai confini italiani e si richiede quasi sempre conoscenza specialistica?
Gli stipendi sono in linea con queste premesse, con l’idea cioè che sia un settore forse più avanzato di altri in termini di produzione del valore? Per avere una risposta precisa si può consultare il recente Osservatorio sulle Competenze Digitali 2014, in particolare il capitolo curato da OD&M Consulting, società del gruppo GiGroup specializzata in analisi degli stipendi e benchmark retributivi. L’analisi parte da ciò che è successo negli ultimi cinque anni e mette a confronto i trend degli stipendi di impiegati, quadri e dirigenti che lavorano nell’Ict con quelli nazionali. In estrema sintesi: più il tipo di produzione si avvicina a quello industriale e maggiore è l’aderenza al trend nazionale, ma per i comparti del mondo dei servizi e della consulenza lo scarto, in negativo, è evidente. In termini assoluti, secondo quanto rilevato alla fine del 2013, i dirigenti del segmento dell’elettronica e dell’informatica hanno percepito, in media, una retribuzione annua lorda (Rta) di 111.130 euro.

Quelli che lavorano nell’area della consulenza e dei servizi Ict, invece, sono arrivati a quota 103.897 euro lordi. Per entrambi il trend di crescita è positivo e si attesta intorno al 9,5% in cinque anni, ma mentre i primi scontano un gap del 6,3% dalla media nazionale, i secondi ne sono leggermente sopra (0,2%). Lo stesso si può dire dei quadri: discreti trend di crescita nel medio e breve periodo, ma una diversa distanza dal dato nazionale a seconda del comparto.
Chi lavora per la consulenza e i servizi Ict ha percepito, in media, nel 2013 una busta paga di 51.596 euro lordi (-4,8% sul dato nazionale), mentre chi è posizionato più sul fronte dell’industria, nel mondo informatico e dell’elettronica, ha guadagnato mediamente 54.255 euro lordi (+0,1% rispetto al dato nazionale). Gli impiegati, che rappresentano la massa più consistente di lavoratori nel mondo Ict, hanno una situazione del tutto analoga.
Nel mondo dei servizi guadagnano sotto media nazionale (-2%), con stipendi medi di 27.996 euro lordi all’anno. I colletti bianchi che operano nell’elettronica e informatica, invece, percepiscono buste paga sopra la media (+2,6%), arrivando nel 2013 a percepire retribuzioni annue di 29.300 euro.

Ciò che accomuna tutti, a ogni modo, al di là dell’inquadramento, con la sola eccezione dei dirigenti dei servizi Ict, è la debolezza nei confronti dell’inflazione. Nessuna categoria è riuscita nel 2013 a tenere testa al caro vita, perdendo così potere d’acquisto in busta paga.
Le posizioni di lavoro dipendente si stanno comunque rinforzando sul medio periodo, recuperando parzialmente lo squilibrio fra la dinamica di crescita delle retribuzioni e quella inflattiva, invertendo cioè una tendenza negativa che nel periodo 2007-2011 aveva affossato la capacità di spesa dei lavoratori dipendenti italiani.

Al contrario, rileva l’analisi di OD&M Consulting, piuttosto statiche sono le politiche retributive nel loro complesso, ancorate a vecchie logiche premiali. Nella composizione tra retribuzione fissa e variabile cresce, infatti, soltanto la prima, a discapito della seconda: gli incentivi e i premi di risultato, leva importantissima per far crescere la produttività, trovano spazio di crescita soltanto tra i dirigenti. E sebbene la maggior parte delle imprese dell’Ict preveda una retribuzione variabile per i manager (83%), i professional (73,6%) e i neo-assunti (47,2%), gli importi permangono molto bassi e legati quasi esclusivamente a risultati individuali predefiniti e meno a quelli aziendali. In altre parole l’Ict premia lo sforzo del singolo più di quello dei team aziendali e con valori comunque limitati rispetto alla retribuzione totale annua.

Lo stesso si può dire dei benefit: la diffusione è elevata solamente quando si tratta di strumenti necessari per svolgere il proprio lavoro, come il cellulare, lo smartphone, il computer portatile o la macchina aziendale. Fanno eccezione assistenza e previdenza, che trovano spazio tra i benefit quando sono agganciati a profili elevati (quadri e dirigenti) e alla contrattualistica nazionale. OD&M Consulting chiude infine la sua analisi con alcuni esempi di buste paga per profili “classici” del settore, rilevando questi valori medi di mercato per il 2013: direttore dei sistemi informativi, 103.107 euro (dirigente); responsabile sistemi informativi, 93.730 euro (dirigente) e 56.237 euro (quadro); responsabile sviluppo software, 85.473 euro (dirigente) e 55.086 euro (quadro); key account manager, 98.257 euro (dirigente), 61.010 euro (quadro) e 39.105 euro (impiegato); responsabile commerciale, 60.889 euro (quadro) e 33.485 euro (impiegati); database administrator, 51.935 euro (quadro) e 32.985 euro (impiegato); analista programmatore, 46.097 euro (quadro) e 28.595 euro (impiegato); security engineer, 52.258 euro (quadro) e 32.614 euro (impiegato); responsabile help desk, 51.624 euro (quadro) e 28.954 euro (impiegato), web developer, 24.384 euro (impiegato). Sono tutte professioni stabili o in crescita, dal punto di vista retributivo, a eccezione degli amministratori di database e security engineer che a livelli di quadro fanno un leggero passo indietro rispetto agli anni passati.

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