La prossima rivoluzione nell’industria mobile mondiale? Gli smartphone in India. A dirlo, sulle pagine del Financial Times, è John Sculley, ex chief executive di Apple negli Anni ’90 che si è poi dedicato a lanciare una serie di società nel settore mobile. “Lavoro in questa industria da molti anni e questa è l’opportunità più esaltante su scala mondiale”, dice. “L’India sta crescendo a ritmi incredibilmente rapidi negli smartphone, sarà un enorme cambiamento”:
Sculley non è certo l’unico a credere in qusta opportunità. Ad aprile la sua nuova società, Obi Mobiles, si è unita a una serie di produttori di handset che hanno allargato la propria attività in India, sperando di far leva sulle potenzialità della terza maggiore economia asiatica dove sono ancora relativamente pochi i consumatori passati dai cellulari base a quelli evoluti.
A inizio mese ha fatto il suo ingresso sul mercato indiano anche il produttore cinese Xiaomi, mentre a settembre si unirà Google, che ha in programma il lancio di Android One, una serie di specifiche software progettate per i produttori che vogliono fare handset poco costosi per i mercati a basso reddito. Già presenti in India sono la taiwanese Htc e la cinese Zte, che cercano di scalfire il predominio di Samsung e dei player locali.
I numeri parlano chiaro: 650 milioni di indiani hanno un telefono cellulare (si tratta del secondo maggior mercato mondiale per vendite), ma nel 2013 solo circa 40 milioni di indiani hanno comprato uno smartphone. In Cina le vendite sono quasi dieci volte più alte, ma è proprio la potenzialità inespressa a rendere l’India così attraente per i produttori, come spiega Jayanth Kolla della società di analisi Convergence Catalyst.
L’India è diventata il mercato asiatico con la crescita più veloce per gli smartphone nel primo trimestre del 2014, con vendite quasi quadruplicate anno su anno, secondo Idc; per i prossimi cinque anni la crescita prevista è di almeno il 40% annuo.
A beneficiarne è innanzitutto Samsung, il maggior produttore mondiale di smartphone che qui controlla circa un terzo del mercato in termini di vendite. La concorrenza viene non tanto da Apple, i cui costosi iPhone sono un prodotto di nicchia, ma dai tre brand domestici Micromax, Karbonn e Lava, che controllano un altro terzo del mercato con i loro telefoni low-cost made in China. Siccome il governo non dà in India sussidi per i cellulari, il costo finale grava tutto sul consumatore e la concorrenza si basa principalmente sul prezzo. Anche Apple e Samsung devono giocare innanzitutto su questo fattore, come nota la società di ricerche Gartner.
La distribuzione è un altro elemento fondamentale: le tre società indiane possono contare su canali che spesso i concorrenti stranieri non hanno. Entrare e avere successo sul mercato indiano degli smartphone, per quanto promettente, non è dunque facile. L’infrastruttura telecom in India è ancora diffusa a macchia di leopardo, i servizi 3G sono costosi e inaffidabili fuori dalle grandi città. Anche la lingua è un problema, perché solo un indiano su dieci parla l’inglese e poche aziende del mobile hanno affrontato il problema creando siti mobile o social – che servono ad attrarre clienti sugli smartphone – nelle lingue locali.
Infine, pesa il fattore economico: benché in crescita, l’India resta un Paese più povero di molti vicini asiatici. Secondo Gartner, mentre il 20% delle famiglie cinesi ha un reddito annuale di 40.000 dollari o più, in India solo l’1,5% delle famiglie guadagna tanto. E’ improbabile dunque che l’India superi la Cina come maggiore mercato per gli smartphone per fatturato nel vicino futuro. Ma i nuovi modelli low-cost, o ultra-low cost, aiuteranno nella conquista di un territorio in parte ancora inesplorato: Google Android One – la piattaforma che sarà usata come base per smartphone fatti da Micromax, Karbonn e altri produttori indiani – permetterà di creare modelli che costano intorno ai 100 dollari. Hari Om Rai, chairman di Lava, prevede l’arrivo sul mercato indiano nei prossimi mesi di smartphone che costeranno anche solo 50 dollari. Il gruppo Mozilla ha in cantiere qualcosa di ancora più abbordabile: uno smartphone ultra-cheap da 25 dollari che metterà in vendita a fine anno.
E’ così che gli smartphone conquisteranno l’India, a scapito ovviamente dei margini per i produttori, che cercheranno di rifarsi vendendo servizi aggiuntivi, o convincendo gradualmente i clienti a passare agli smartphone più costosi.
Secondo il Financial Times, questa ondata di cellulari ultra-low cost in Paesi come l’India o anche l’Indonesia crea un vero dilemma per i produttori globali, che sono destinati a soffrire sia la concorrenza sui prezzi degli smartphone di fascia medio-bassa sia la cannibalizzazione delle loro posizioni dominanti sul mercato dei feature phone sempre più un declino. “Il passaggio dai feature phone agli smartphone è stata più veloce del previsto”, osserva l’analista Kiran Kumar di Idc. “C’è sicuramente una forte crescita che ci aspetta nella categoria dei modelli dai 100 dollari in giù: i prezzi sono scesi e scenderanno ancora moltissimo”.