Microsoft nel mirino delle Cina per “presunte pratiche monopolistiche”. Lo hanno confermato le autorità di Pechino circa le ispezioni avviate negli uffici dell’azienda a Pechino, Shanghai, Canton e Chengdu, precisando che il ministero dell’Industria e del Commercio – ad esso spettano i poteri antistrust – sta studiando, in particolare, i programmi Windows e Office.
Le autorità hanno agito in seguito alle segnalazioni di un numero non meglio specificato di aziende. Pechino, a partire dal mese di giugno dello scorso anno, sospetta che Microsoft abbia agito in violazione delle leggi locali che impediscono la formazione di monopoli. Oggetto dell’indagine sono alcune politiche di mercato legate alla vendita delle licenze dei sistemi operativi e di Office, vincolate in pacchetti di prodotti, i sistemi di verifica dell’autenticità dei software e alcuni problemi di compatibilità con software di terze parti. Secondo Pechino la casa di Redmond non avrebbe offerto alle autorità la documentazione richiesta dopo le segnalazioni comunicate dalla concorrenza.
Nel corso delle ispezioni un centinaio di funzionari dell’autorità antitrust hanno sequestrato due macchine ed effettuato delle copie di email e documenti che attestano la situazione finanziaria di Microsoft, ma le indagini sono state rallentate dalla mancata presenza di parte della dirigenza, al momento fuori dai confini della Cina. Microsoft ha confermato la propria volontà di collaborare con gli inquirenti.
L’azienda di software è arrivata al centro delle attenzioni delle autorità dopo le rivelazioni dell’ex contractor della National Security Agency Edward Snowden, lo scorso anno, che ha accusato gli Stati Uniti di compiere azioni di cyber-spionaggio nei confronti della Cina dal 2009.
A maggio scorso, gli uffici del governo centrale cinese avevano ricevuto il divieto di installare l’ultimo sistema operativo, Windows 8, sui loro sistemi operativi. “Vogliamo realizzare prodotti che diano sicurezza e affidabilità che i clienti si aspettano e siamo lieti di rispondere alle domande dei funzionari del governo”, ha reso noto l’azienda in una e-mail.
Nelle scorse settimane era stata Apple a finire nel mirino, anche se non direttamente del governo cinese ma della tv di stato Cctv, secondo cui l’iPhone poteva rapprsentare una minaccia per la sicurezza nazionale. Il telefono Apple – secondo Cctv – desta “profonde preoccupazioni” a causa dei suoi sofisticati sistemi di localizzazione. Nel mirino erbao finte molte delle funzioni del nuovo sistema operativo della casa di Cupertino, l’iOS 7, che registra tutti gli orari e i movimenti dei possessori dello smartphone. Nel servizio messo in onda dalla tv cinese, alcuni ricercatori spiegavano come tutti coloro che sono in grado di accedere a questi dati possono anche venire in possesso di informazioni molto riservate, come quelle relative alla situazione economica della Cina. O anche veri e propri segreti di Stato.
Nel servizio televisivo non è mancato il riferimento al Datagate, secondo cui la Nsa americana spia anche la leadership cinese. Con le banche dati di tutte le principali aziende tecnologiche Usa – il servizio citava anche Microsoft e il suo sistema operativo Windows 8) – che vengono definite “una miniera d’oro di informazioni”.