Alcatel-Lucent migliora il suo margine operativo nel secondo trimestre grazie al severo programma di riduzione dei costi ma anche all’importante incremento delle vendite di sistemi mobili di quarta generazione in Cina e negli Stati Uniti.
L’azienda resta in rosso perché le spese di ristrutturazione legate ai licenziamenti conitnuano a pesare, ma il produttore di attrezzature di rete registra nel secondo trimestre una perdita netta di “soli” 298 milioni di euro, contro gli 885 milioni del secondo trimestre 2013.
Nel dettaglio, Alu ha visto crescere le revenues del secondo trimestre dello 0,7% a 3,28 miliardi di euro rispetto a un anno prima, in linea con le previsioni Thomson Reuters. Alu ha fatto così meno bene della rivale Ericsson, le cui vendite sono cresciute del 5%, ma meglio di Nokia, che ha perso l’8%. L’utile operativo di Alu è invece triplicato nel secondo trimestre a 136 milioni (meglio delle previsioni), per un margine operativo del 4,1%, in crescita rispetto all’1,3% dell’anno scorso. In aumento anche il margine lordo al 32,6% (31,2% un anno fa).
Ulteriori progressi nella sistemazione di conti di Alcatel-Lucent sono stati compiuti ripagando lo scorso mese un prestito di 1,6 miliardi di euro contratto nel 2012 e assicurato grazie ai brevetti del gruppo. “Il quarto trimestre consecutivo di solida esecuzione delle nostre strategie ci ha permesso di chiudere il primo capitolo del nostro piano di ristrutturazione”, ha commentato il Ceo Michel Combes.
Alcatel-Lucent ha anche confermato l’obiettivo di tornare a un cash flow positivo per la fine del 2015, come indicato a giugno 2013 dal Chief executive all’interno del piano di ristrutturazione e trasformazione strategica.
Come nota oggi in un commento l’agenzia Reuters, Alcatel-Lucent ha avuto difficoltà a mettere a segno utili da quando si è formata con un mega-merger transatlantico nel 2006, perché ha dimensioni più piccole nel settore mobile rispetto ai concorrenti (come la svedese Ericsson) e non può competere sui prezzi con i vendor cinesi in forte ascesa, primo fra tutti Huawei.
Il Ceo Combes si è impegnato a ridurre il personale di 10.000 persone, a vendere attività per un valore di un miliardo di euro e a ridurre i costi per un altro miliardo; al tempo stesso ha promesso di semplificare e razionalizzare la linea di prodotti di Alcatel per concentrarsi sul cloud computing e il networking Ip, per venire incontro alle esigenze degli operatori telecom alle prese con il boom del traffico mobile.
Combes ha anche fatto sapere che Alu ha in programma di quotare la sua divisone Cavi sottomarini nella prima metà del prossimo anno, mantenendo la quota di maggioranza, per aiutare la unit a svilupparsi in una nuova area, l’erogazione di servizi telecom al mercato oil and gas. La divisione in questione si occupa di stendere i cavi sottomarini per le aziende delle telecomunicazioni tramite una flotta di sette navi e conta circa 1000 dipendenti e uno stabilimento di produzione nel porto francese di Calais.
Intanto la Fiom commenta l’incontro di ieri al Ministero dello Sviluppo economico in cui si è iniziato a definire nei dettagli la cessione del comparto Optics: “Ritieniamo molto positivo che finalmente si stia trovando una soluzione per le attività di ricerca e sviluppo delle tecnologie ottiche, fortemente ricercata nei mesi passati dalle organizzazioni sindacali e rispetto alla quale le lavoratrici e i lavoratori di Alcatel Lucent hanno portato avanti una lunga mobilitazione – afferma il segretario nazionale dei metalmeccanici Cgil, Roberta Turi – Perdere queste attività avrebbe comportato non solo un grave problema occupazionale ma anche un danno enorme per il paese, che vede sempre meno aziende investire nello sviluppo di prodotti innovativi nell’ambito delle telecomunicazioni. La Siae Microelettronica è una società solida che lavora su scala internazionale. La nuova società, la S.M. Optics, in base al piano dovrà lavorare non solo per dare continuità alle attività cedute, ma anche per svilupparne di nuove”.
“Questa operazione – conclude Turi – è un segnale importante, in un momento storico in cui molte aziende stanno dismettendo anche la ricerca e lo sviluppo, per dare prospettive industriali al settore delle telecomunicazioni nel nostro paese. Per questo motivo, come organizzazioni sindacali, abbiamo voluto che il confronto proseguisse presso il ministero dello Sviluppo economico che, per garantire il successo di questa iniziativa, non può permettersi di fare solo da spettatore”.