La scuola digitale è un’opportunità da cogliere non solo per innovare la didattica e creare una forza lavoro in grado di rispondere alla sfide del mercato ma anche per disegnare l’Italia del futuro. È stato questo il succo della riflessione emersa ieri in occasione del seminario Isimm sulla scuola digitale che si è tenuto presso la Camera dei deputati. L’eventi fa parte di un ciclo di seminari che Isimm Ricerche ha messo in campo sul tema dell’agenda digitale.
L’obiettivo dei seminari è quello di consentire ad un selezionato gruppo di key actors di discutere, confrontarsi e proporre soluzioni innovative e condivise. Tali attori sono selezionati nell’ambito dei circuiti politico-istituzionale, accademico e giornalistico, economico-industriale – ha spiegato Stefano Gorelli dell’Isimm – Per ciascun seminario sarà elaborato un documento introduttivo che farà da base e stimolo alla riflessione e al dibattito, che terrà conto di una serie di incontri preliminari con gli stakeholder di settore (istituzionali, attori, imprese)”.
Per Stefano Quintarelli, deputato di Scelta Civica e neo presidente del comitato di indirizzo di Agid, sulla scuola il nostro Paese deve saper raccogliere le sfide poste dal digitale, senza indugi.
Considerazioni riprese da Paolo Coppola, deputato PD e consigliere del ministro Marianna Maria per l’Agenda digitale. “Non bisogna – ha avvertito Coppola – continuare ad insegnare ed apprendere come si faceva prima, limitandosi solo a usare i nuovi strumenti tecnologici. Bisogna avere la forza di innovare i processi didattici così come quelli di apprendimento con l’obiettivo di cambiare non solo la scuola ma soprattutto far crescere l’Italia da qui ai prossimi 20 anni”.
Alessandro Luciano, presidente della Fondazione Ugo Bordoni, ha sottolineato come la scuola digitale sia un pilatro dell’Agenda digitale e il ruolo della Fub nella sua attuazione. “Sono tre i punti chiave del progetto – ha ricordato – Registro elettronico, editoria digitale e connettività degli istituti. La Fub è particolarmente impegnata su questo fronte”.
Il seminario è stata l’occasione anche per scandagliare le indicazioni del Miur in tema di piattaforme didattiche digitali. Secondo Isimm le indicazioni fornite sono in prevalenza orientate ad una disciplina di principio per le piattaforme di fruizione, senza affrontare il tema dei contenuti.
In questo specifico ambito ci si è limitati a fornire indicazioni operative di tipo più generale, sempre rapportando i contenuti digitali con i libri tradizionali, adottando criteri di confronto e prescrizione molto ampi su aspetti molto più formali, quali la “leggibilità” dei contenuti sugli schermi di nuova generazione, la necessità di un sistema che garantisca l’interoperabilità dei contenuti o l’accesso da parte di una molteplicità di device, in regime di auspicabile neutralità tecnologica.
Tutto ciò ha una grandissima importanza dal punto di vista tecnico, in quanto significa una maggiore libertà per la realizzazione della piattaforma, ma pare trascurare quasi interamente il profilo dei contenuti lascia praticamente intonso il problema dei contenuti. In questo senso, alcuni editori manifestano da un lato apprezzamento per gli ampi spazi di manovra lasciati dal Ministero, per quello che riguarda il lato tecnologico, dall’altro non nascondono la difficoltà che la “sfida” dei contenuti digitali autoprodotti pone.
In particolare, la principale difficoltà pare essere rappresentata dall’individuare un sistema di licensing per tali “contenuti”. Infatti, è probabile che, per la produzione dei contenuti le scuole necessiteranno di materiale “base” proveniente dagli editori (foto, carte geografiche, dati, alcuni testi, esercizi, audiovisivi, ecc.). Tale materiale non è stato però acquisito dagli editori prevedendo la possibilità di immetterlo in opere derivate/sistemi di redistribuzione gratuita.
In sostanza gli editori non sarebbero nelle condizioni di fornire il materiale alle scuole per la “autoproduzione”. I contenuti autoprodotti dovrebbero dunque, salva la messa a disposizione da parte degli editori di materiale specificamente acquisito per tali fini, essere interamente realizzati dalla scuola proponente (es. con elaborazioni dell’insegnante o degli allievi). Rispetto allo sviluppo dei contenuti digitali, sono due le criticità di carattere normativo: l’assenza di una compiuta disciplina del Diritto d’Autore per i contenuti autoprodotti dalle scuole e dai singoli docenti, che regoli la diffusione e l’utilizzo degli stessi per fini didattici; la carente disciplina delle esenzioni per l’utilizzo dei materiali audiovisivi ed editoriali reperibili online a fini didattici, che rischia di trasformare in illegali la maggior parte delle opere autoprodotte, frutto di elaborazione derivata da opere preesistenti in rete.
Attualmente, infatti, l’utilizzo scolastico di materiale protetto da Diritto d’Autore è essenzialmente disciplinato dall’art. 70 della legge 22 aprile 1941, n.633 (c.d. “Legge sul Diritto d’Autore”). Per le opere autoprodotte da docenti/studenti se da un lato la realizzazione di tali opere sembra poter rientrare nell’esenzione didattica di cui al comma 1 dell’art. 70, è pur vero che spesso tali opere, pur preservando il carattere nozionistico e le citazioni di opere altrui, divengono, per ricchezza di contenuti, vere e proprie opere a sé stanti. Non si comprende dunque a pieno perché limitarne l’utilizzo alle mere finalità illustrative ed ai fini non commerciali. L’art. 70 comma 1-bis non è stato peraltro mai attuato quanto alla parte relativa all’utilizzo degradato. Da più parti è invocata una riforma dell’art. 70 per consentire l’ottimale fruizione didattica dei materiali didattici non a scopo di lucro.
Ma nuove piattaforme relative alla didattica presuppongono la disponibilità dell’accesso a internet in ogni aula. Durante l’evento si è dunque ragionato su quale opzione, tra quelle offerte dalla tecnologia per distribuire internet internamente alla scuola, risulti preferibile per sostenere il processo di digitalizzazione della scuola.
La questione della quantità e della qualità delle connessioni ad internet nelle aule scolastiche, tuttavia, non potrà essere separata dal più generale dibattito sul miglioramento dell’edilizia scolastica, un tema che dovrebbe costituire nei prossimi mesi della legislatura una delle direttrici dell’azione governativa.
Si tratta, in sostanza, di ripensare gli edifici scolastici, rendendoli, nel loro complesso, “più intelligenti”, ossia maggiormente idonei ad accogliere nei prossimi anni quelle soluzioni tecnologiche più innovative che già sono presenti, sempre più diffusamente, in altri luoghi della vita quotidiana. Solo dopo aver agito in questa direzione si potrà affrontare il tema della connessione che non dovrà essere “by design” ma rispondere alle esigenze, anche molto diverse tra loro, dei singoli istituti.