A distanza di poco più di due mesi dalla sentenza della Corte di giustizia europea che ha riconosciuto il diritto all’oblio – e dalle conseguenti 91mila richieste arrivate a Google dagli utenti per chiedere di rimuovere link considerati “inadeguati o non più pertinenti” – prosegue il dibattito su un argomento davvero delicato, in costante bilico tra diritto di cronaca e quello di privacy. Nel vecchio continente, l’ultima pronuncia in ordine di tempo arriva dalla Camera dei Lord britannica, che esprime seri dubbi in merito sia al concetto di diritto all’oblio sia alla sua applicazione attraverso l’obbligo di rimozione imposto ai motori di ricerca. In particolare l’House of Lords – denominata così a partire dall’epoca di Enrico VIII – ritiene “irragionevole, impraticabile e sbagliata” la sentenza Ue.
Parole dure, espresse da un rapporto della Camera e sviscerate con forza da Baroness Prashar, presidente della sottocommissione affari interni, salute e istruzione della stessa House of Lords: “Questa sentenza non tiene in considerazione l’effetto che avrà sui motori di ricerca più piccoli rispetto a Google, che non hanno la stessa forza per gestire migliaia di richieste di rimozione”. Quindi prosegue: “Riteniamo sbagliato, come principio di base, che si lasci ai motori di ricerca il compito di decidere se cancellare o meno alcune informazioni, spesso sulla base di valutazioni vaghe, ambigue e del tutto inutili”. Stessa posizione espressa da Jimmy Wales, cofondatore di Wikipedia, che considera “pericolosa” la sentenza Ue, ammonendo sul fatto che a Google e ai motori di ricerca non debba essere lasciato alcun margine per “censurare la storia”. Google che, nel frattempo, continua a ricevere dagli utenti richieste di rimozione di link indesiderati; ad oggi ne ha approvate la metà, rifiutate il 30% e per circa il 15% dei casi ha chiesto ulteriori delucidazioni. Il maggior numero di richieste giunge da Francia, Germania, Gran Bretagna, Spagna e Italia, dalla quale ne sono arrivate 7.500.
Da parte sua, il colosso di Mountain View si sta attivando in tutti i modi possibili. Basta pensare che il prossimo 10 settembre, a Roma – ma negli ultimi quattro mesi dell’anno eventi analoghi si terranno a Berlino, Madrid, Parigi, Londra, Bruxelles e Varsavia – si svolgerà un incontro pubblico tra i membri del comitato di esperti nominato da Google dopo la sentenza della Corte di giustizia europea.