Dismettere l’asset brasiliano e cederlo a Telefonica diventando un socio forte di Telecom Italia, anzi il socio forte con l’8,1% di capitale? Oppure optare per una fusione Gvt-Tim Brasil e quindi rafforzare la propria forza in Sud America indebolendo Vivo, la telco mobile di Telefonica? Un bel dilemma per Vivendi. La società capitanata da Vincent Bollorè dovrà fare inevitabilmente una scelta (entro il 3 settembre). Una scelta che pone sul tavolo una serie di implicazioni strategiche, non solo legate al business della telefonia. E non solo legate alle ipotesi di rilancio, da parte di Telecom Italia, dell’offerta sulla fusione fra le due controllate brasiliane. Rilancio considerato peraltro altamemte improbabile. Vivendi e Telefonica sono protagoniste di un’altra importante partita in Italia: quella delle alleanze con Mediaset. E orientare la bussola in una direzione o nell’altra può fare una sensibile differenza per il futuro risiko. Intanto per non sbagliare la francese prende tempo: l’azienda ha reso noto che nessuna delle sue unità è in vendita e che valuterà l’offerta di Telefonica.
Veniamo agli scenari. L’alleanza Mediaset-Telecom Italia, un tormentone che si è consumato più volte nel corso degli anni, in realtà oggi viene considerata un’ipotesi più che probabile. La partita dei video impone a Mediaset la disponibilità di un’infrastruttura capace di gestire grosse quantità di dati e quale miglior alleato se non Telecom Italia? Da parte sua Telecom Italia farebbe un ingresso alla grande nella pay tv allargando e non poco il proprio business. Al di là dell’alleanza con Telefonica, Mediaset è alla ricerca di altri soci, e fra i nomi più “papabili” circolati nelle scorse settimane c’è proprio quello di Vivendi, che nel campo della tv a pagamento controlla Canal+. Un’ipotesi rafforzatasi a seguito dell’incontro fra Vincent Bollorè e Piersilvio Berlusconi. Secondo indiscrezioni di stampa durante l’incontro si sarebbe parlato anche del futuro di Telecom Italia e dell’evoluzione del mercato sudamericano con Gvt. E il colloquio avrebbe toccato anche il riassetto in corso in Mediobanca, per la quale è in calendario nel prossimo autunno la ridefinizione del Cda, dove Bolloré sarebbe pronto a rafforzarsi ancora nell’azionariato (fino all’8%). Insomma Bollorè potrebbe assumere un ruolo sempre più centrale in Italia.
Se da un lato quell’8,1% di ingresso nel capitale di Telecom Italia attraverso l’accordo con Telefonica rappresenterebbe di fatto l’arma per contrattare a tu per tu con Mediaset dando vita a un colosso nazionale Tv-Tlc, dall’altro lo smacco impresso a Telecom Italia da Telefonica e quindi la “partita” franco-spagnola potrebbe far storcere il naso al Governo. A una rilettura a freddo appare meno casuale quel riferimento, ieri, sulle colonne del Financial Times, del presidente Giuseppe Recchi a un eventuale ricorso del governo alla golden power sulla questione Tim Brasil, bandita come “stalinista” in caso fosse stata considerata. Segno che il governo sarebbe stato pronto a brandirla in caso Telecom Italia non avesse mantenuto il pieno controllo della newco in Brasile (il premier Renzi si è sempre detto contrario alla cessione di Tim Brasil)? E che quindi vedrebbe di buon occhio l’uscita di scena di Telefonica per fare entrare nel capitale il gruppo francese, consentendo a Telecom Italia di mantenere il pieno controllo su Tim Brasil, e “favorire” il matrimonio Mediaset-Telecom? Ma c’è un’ulteriore considerazione: se è vero che Telecom manterrebbe il pieno controllo su Tim Brasil è anche vero che nel Paese sudamericano sarebbe indebolita dall’asse Vivo-Gvt (Antistrust permettendo). Dunque la fusione con Gvt per Telecom potrebbe rappresentare comunque l’ipotesi più vantaggiosa.