Facebook rischia due (separate) indagini da parte dei regolatori della privay dell’Ue e degli Stati Uniti a causa della sua nuova policy con cui raccoglierà i dati della navigazione Internet dei suoi utenti per utilizzarli a fini pubblicitari. Le indagini potrebbero infatti essere il passo successivo dopo i reclami presentati dai consumatori.
Facebook ha annunciato l’intenzione di utilizzare cookies e pixel tag per raccogliere dati sui suoi utenti e permettere la messa a punto e l’erogazione di messaggi pubblicitari ritagliati su misura. Il colosso americano dei social già mette insieme le informazioni sulle abitudini di navigazione dei suoi utenti sulla sua piattaforma e sulle sue app mobili ma la nuova iniziativa significa che adesso Facebook ci seguirà non solo sul suo sito ma su tutti i siti.
La nuova policy sarà implementata prima negli Usa, poi in Europa, ma ha subito messo in allarme i consumatori su entrambe le sponde dell’Atlantico. Così la Trans Atlantic consumer dialogue (TACD), un’organizzazione che riunisce associazioni per la difesa dei consumatori americane ed europee, ha scritto al commissario irlandese della Data protectioon Billy Hawkes e alla Federal trade commission americana, chiedendo di “agire immediatamente per chiedere all’azienda di sospendere la proposta modifica nel suo comportamento per valutare se è compatibile con le attuali norme in vigore in Ue e negli Usa”. L’associazione chiede anche di rendere pubblicamente noti i risultati di questa valutazione.
La TACD ha chiesto al regolatore irlandese di stabilire se la nuova policy di Facebook rappresenti una violazione delle raccomandazioni in tema di privacy emesse dopo la sua inchiesta del 2011 sul social network, quando l’authority aveva decretato che vi erano dei limiti all’uso dei dati personali user-generated ai fini della pubblicità mirata.
Il regolatore irlandese ha risposto che sta considerando quale azione prendere e la Commissione europea ha fatto sapere che sta monitorando la situazione. L’esposto europeo è stato presentato in Irlanda in quanto sede della filiale europea di Facebook.
L’esposto americano, invece, si concentra sulla possibilità che la decisione di Facebook di estendere la raccolta dati violi un precedente ordine della Ftc in base al quale Facebook deve ottenere sempre il consenso dell’utente per queste operazioni. Secondo il TACD Facebook non informa adeguatamente i consumatori sulle sue pratiche di tracking e non ha il consenso secondo i termini stabiliti dalla legge per la raccolta dei dati.
Interpellata dal sito EurActiv sulla questione, Facebook ha risposto che “il livello di controllo che le persone hanno sull’advertising su Facebook è superiore agli standard di settore; chiunque può fare opt-out dalla pubblicità in base ai siti che visita e alle app che usa e noi offriamo le ad preferences, con cui le persone possono aggiungere o rimuovere categorie di pubblicità in base a quello che vogliono vedere su Facebook“.
Separatamente, uno studente di legge austriaco, Max Schrems, ha fatto partire una class-action contro Facebook per presunta violazione della privacy degli utenti tramite la consegna dei dati personali alla National Security Agency americana. Schrems chiede 500 euro di danni per utente e sta chiamando a raccolta altri utilizzatori del social network. La causa è stata presentata in Austria ma lo studente cerca anche un’ingiunzione da parte della Corte di giustizia Ue.