IL PROGETTO

“Everyaware”, la Ue lancia le app anti-inquinamento

Ricercatori europei, coordinati dall’italiano Vittorio Loreto, hanno sviluppato AirProbe e WideNoise, applicazioni mobili per verificare qualità dell’aria e livelli del rumore. Il progetto finanziato con 2 milioni di euro

Pubblicato il 07 Ago 2014

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Volete conoscere la quantità di ozono, nero di carbonio e altre sostanze inquinanti a cui siete esposti quando vi spostate in bicicletta o a piedi? Ora è possibile, grazie all’applicazione mobile AirProbe combinata con una piccola scatola di sensori. Ricercatori di Belgio, Germania, Italia e Regno Unito hanno sviluppato il sistema per accrescere la consapevolezza dei cittadini sull’ambiente che li circonda. Oltre 300 persone ad Anversa, Kassel, Torino e Londra hanno partecipato ai primi test. Un’analoga applicazione mobile per l’inquinamento acustico, WideNoise, che è già stata utilizzata da oltre 10.000 persone, è stata sperimentata nei dintorni dell’aeroporto di Heathrow. I dati raccolti sono a disposizione di tutti, cittadini, autorità e ricercatori, che potranno così avere un quadro più completo dell’ambiente.

“Il progetto Everyaware mira a sensibilizzare i cittadini sui loro diritti, a fornire loro strumenti semplici ma precisi per misurare la qualità dell’aria e i livelli di rumore” spiega il coordinatore del progetto, Vittorio Loreto, leader di ricerca presso la fondazione Isi di Torino e professore di fisica presso la Sapienza Università di Roma.

Cinque partner hanno unito le loro competenze nelle scienze sociali, nell’informatica e nelle scienze ambientali. Finanziamenti Ue per 2 milioni di euro sono stati investiti nel progetto per creare gli strumenti e organizzare diversi studi di casi.

Sono state sviluppate due applicazioni mobili: AirProbe, per il monitoraggio dell’esposizione all’inquinamento atmosferico, e WideNoise, per la misura dei livelli di rumore. Entrambe le applicazioni mobili includono giochi sociali per condividere informazioni e impressioni nonché mappe interattive. L’applicazione mobile AirProbe funziona assieme ad una scatola di sensori a batteria che può essere trasportata facilmente in uno zainetto o nel cestino della bicicletta e collegabile al cellulare tramite Bluetooth. Dopo aver aspirato l’aria la scatola di sensori invia le rilevazioni del livello di ozono, di nero di carbonio e di altre sostanze inquinanti ad un server centrale, che trasmette poi le informazioni sulle aree inquinate della città e sulle ore di picco di inquinamento da evitare.

Nel quadro del progetto i ricercatori hanno testato il sistema a Londra, Anversa, Kassel e Torino grazie a volontari. Questi ambasciatori dell’aria, che hanno raccolto oltre 28 milioni di punti di qualità dell’aria, hanno dato suggerimenti sugli strumenti, ad esempio alcuni hanno suggerito di ridurre le dimensioni della scatola di sensori e di renderla impermeabile, oltre a comunicare le loro impressioni.

“È interessante notare la differenza tra le nostre sensazioni e percezioni e i dati effettivi”, hanno dichiarato alcuni partecipanti. “Anche le grandi arterie cittadine non erano poi così male, contrariamente a quanto pensavo prima di partecipare” ha dichiarato un corridore che ha partecipato ai test.

Il sistema viene attualmente utilizzato nelle scuole e per nuove ricerche. Ad esempio, i dati raccolti tramite WideNoise hanno consentito di formulare una risposta alla proposta di ampliamento dell’aeroporto di Heathrow.

Per quanto riguarda AirProbe la scatola di sensori dovrà essere prodotta in serie per estenderne l’uso.

“Per il momento mi immagino una scatola di sensori molto più piccola, possibilmente indossabile, integrata negli abiti e negli oggetti quotidiani” ha dichiarato il professor Loreto. “Ovviamente è anche prevista l’integrazione negli smartphone, anche se a più lungo termine. Tutto dipenderà da quali imprese saranno interessate a produrre la scatola di sensori e da quanto i produttori di smartphone saranno disposti a investire”.

Anche gli scienziati possono utilizzare le informazioni raccolte per analizzare l’inquinamento tendenziale e pubblicare le informazioni su internet ad uso dei cittadini e delle autorità pubbliche, contribuendo in tal modo a lottare contro la congestione del traffico. “È ancora troppo presto per trarre conclusioni, ma sarà interessante vedere come i cittadini modificheranno il loro comportamento con l’aumento della consapevolezza ambientale” aggiunge il professor Loreto.

Neelie Kroes, vicepresidente e Commissaria responsabile dell’Agenda digitale, ha dichiarato: “Grazie alle nuove tecnologie siamo entrati risolutamente nell’era della scienza dei cittadini, grazie alla quale tutti potranno creare, raccogliere e condividere dati per il bene comune: i dati sull’ambiente, ma anche, ad esempio, sulla salute e sulla cultura. Le possibilità di essere meglio informati e collegati non sono mai state così numerose: dobbiamo coglierle”.

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