D’ora in poi in Cina si può chattare solo col proprio nome e cognome e non sono ammessi anonimi. Il governo cinese ha infatti diffuso un nuovo regolamento sui servizi di instant messaging, come WeChat e WhatsApp, per creare “un ambiente più pulito nel cyberspazio”.
La mossa, però, viene vista da molti come l’ennesimo tentativo di controllo sulle comunicazioni nel paese. I servizi di instant messaging, infatti, negli ultimi tempi sono diventati il mezzo preferito per messaggi anti governativi o di convocazioni a manifestazioni. Con il nuovo regolamento, tutti coloro che usano i servizi devono registrarsi con i loro nomi veri e rispettare le leggi e i regolamenti, “il sistema socialista, gli interessi nazionali, i diritti e gli interessi legittimi dei cittadini, l’ordine pubblico, la moralità sociale ed assicurare l’autenticità delle informazioni condivise”. I fornitori dei servizi sono responsabili per i contenuti e soggetti alla supervisione pubblica.
Già a giugno 2012 il governo cinese puntava a stringere, ulteriormente, le maglie della Rete con una nuova legge per impedire l’anonimato su Internet. La proposta era contenuta in una bozza di aggiornamento del documento governativo “Metodi per la governance del sistema informativo internet” e tendeva ad estendere il concetto di servizio informazioni su Internet anche ai forum online, blog e microblog.