A gennaio il capo dei content di Netflix, Ted Sarandos, aveva detto: “Il nostro obiettivo è diventare come Hbo più velocemente di quanto Hbo possa diventare come noi”. L’obiettivo, oggi, sembra raggiunto. Secondo gli ultimi dati l’azienda avrebbe sorpassato Hbo per revenue dovute agli abbonamenti: 1,146 contro 1,141 miliardi di dollari). Un colpo per Hbo, gigante Usa del broadcasting e della produzione Tv (di proprietà di Time Warner) a sua volta “ossessionato” dalla formidabile ascesa dell’ex “postino” di film in cassetta.
Netflix sostiene di avere 48 milioni di abbonamenti la maggior parte dei quali – 35 milioni – negli Usa. Hbo ora come ora può contare su un numero maggiore di iscrizioni rispetto a Netflix con i suoi 127 milioni di abbonati in tutto il mondo. Un paragone non del tutto calzante però, visto che questi dati riguardano vari canali di proprietà dell’azienda: fra gli altri Hbo2, Hbo Family, Cinemax.
Reed Hastings, ceo di Netflix: “Primo giro di boa. Nell’ultimo quarter abbiamo superato Hbo per revenue da sottoscrizione: loro continuano a farci il culo su profitti e premi Emmy, ma stiamo facendo progressi: siamo soddisfatti di giocare ora nella stessa League”.
La strada non è comunque in discesa per Netflix che si trova davanti a più di una sfida, come scriveva Stefano Gulmanelli sul nostro giornale. Nato negli Usa nell’ormai lontano 1997, Netflix è l’indiscusso protagonista del mercato dello streaming on demand di contenuti digitali di entertainment. A dir il vero una parte non irrilevante del suo business negli Usa è tuttora costituita dal servizio “1 dvd out at-a-time”, che prevede la spedizione postale a casa dell’abbonato di dvd scelti fra i titoli preventivamente segnalati sul sito web di Netflix dal sottoscrittore del servizio. L’attenzione del team guidato dal fondatore e ceo Reed Hastings è oggi però concentrata sulla difesa della posizione di leadership nel mercato del video online.
Al riguardo le sfide sono di due tipi. La prima è relativa alla recente disputa che ha messo Netflix in rotta di collisione con i provider Usa Verizon e Comcast. Se da un lato il distributore di contenuti ritiene di non dover pagare per fornire l’on demand ai propri clienti, dall’altro i provider insistono che, vista la pressione cui è sottoposta l’infrastruttura, il costo dei nuovi investimenti deve in parte ricadere su utilizzatori ‘pesanti’ di banda quali Netflix. Il fatto è che, mentre la controversia è in corso, gli utenti Netflix statunitensi che sperimentano una qualità non ottimale nella visione dei programmi stanno aumentando.