Cisco Systems ieri ha annunciato un taglio di 6.000 posti di lavoro, pari all’8 per cento della forza lavoro, iniziando il nuovo anno fiscale all’insegna della riduzione dei costi per meglio competere con i rivali. Non è stata fornita una tempistica precisa con cui verranno effettuati gli esuberi. Nella conference call a commento dei conti del quarto trimestre e dell’intero anno fiscale, l’amministratore delegato John Chambers ha fornito i dettagli della “ristrutturazione limitata”: il gruppo di San Jose, California, subirà oneri per 700 milioni di dollari di cui fino a 300 milioni nel primo trimestre fiscale, che terminerà alla fine del prossimo ottobre.
Il produttore Usa di infrastrutture di rete ha registrato nel quarto trimestre utili per 2,2 miliardi di dollari, pari a 42 centesimi per azione, su 12,4 miliardi di ricavi. Nel pari periodo del precedente esercizio Cisco aveva segnato utili per 2,3 miliardi di dollari, 42 centesimi di eps e 12,4 miliardi di ricavi. L’eps rettificato si è attestato a 55 centesimi. Gli analisti di FactSet in media stimavano 53 centesimi di utile per azione e 12,15 miliardi di dollari di ricavi.
L’azienda si trova in un’era di passaggio. I risultati rappresentano la battaglia che deve ingaggiare Cisco, una volta regina dell’hi-tech, ora costretta a vedersela con aziende più giovani che, non minacciandola pesantemente, le rendono più arduo mantenere i propri margini ai livelli precedenti.