Il prossimo mega-trend che dovrà affrontare il mondo dell’innovazione è quello del Connected management, ovvero della gestione delle comunicazioni wireless M2M, da macchina a macchina. Lo rivela l’ultimo rapporto firmato Berg Insight (società svedese di ricerca specializzata proprio nel campo delle machine-to-machine communications), che ha scandagliato a livello mondiale le comunicazioni tra device, sensori e altri manufatti, ipotizzando un tasso di crescita annuo delle connessioni M2M pari al 22,9% da qui al 2019, quando le connessioni saranno in tutto il globo 599,7 milioni.
I dispositivi capaci di comunicare tra di loro raggiungeranno tra cinque anni i 207,8 milioni di unità (attualmente sono 176,4 milioni), con un incremento annuale del 21,1%, e il numero relativamente basso di connessioni calcolato da Berg Insight tiene conto anche delle cosiddette utenze dormienti (specialmente in ambito automotive, dove ci sarà il boom di queste tecnologie) e del fatto che in molti casi i dispositivi consegnati entro il 2019 saranno dei rimpiazzi dei device nel frattempo diventati obsoleti. Il mercato sarà prevalentemente formato dai Paesi dell’Europa occidentale, del Nord America e soprattutto del Far East.
La Cina, in particolare, ha già fatto registrare 32 milioni di utenze alla fine del 2013, ed è la piazza in cui la spinta allla connettività M2M sta raggiungendo livelli record. Lo si deve soprattutto al piano quinquennale (2011-2015) di investimenti varato da Pechino, che ha messo l’Internet of things al centro degli interessi nazionali. Ne hanno beneficiato e continueranno a beneficiarne il settore energetico, grazie all’introduzione e al potenziamento delle smart grid, quello dei trasporti, e quelle della sicurezza pubblica.
Sul fronte delle telco e dei provider, secondo il rapporto Berg Insight Vodafone è il maggior fornitore di connettività M2M nel mondo, e ha una base di utenze pari a 15,2 milioni in Europa, mentre AT&T detiene il primato negli Stati Uniti, con 16,3 milioni di sottoscrizioni, davanti a Verizon, che invece ne conta 9 milioni. Telefonica è a livello globale la quinta società per numero di utenze M2M, con 8,6 milioni di unità in Europa e America latina, e tra gli altri big ci sono Softbank/Sprint, Deutsche Telekom, la norvegese Telenor e la messicana America Movil.
Come detto, le applicazioni più diffuse saranno quelle dedicate al settore automobilistico, con la possibilità di mettere in collegamento le flotte sia per permettere tra gli automobilisti la condivisione e lo scambio di informazioni relative al traffico o al meteo, sia per monitorare i veicoli al fine di rendere più efficienti e meno onerosi (dal lato aziendale come da quello del consumatore) i servizi assicurativi e finanziari legati alle vetture. Senza contare gli esperimenti che alcuni costruttori come Volvo e Bmw – ai quali si è aggiunto Google – stanno conducendo sulle automobili driverless, capaci cioè di circolare senza conducente. Ma, ammesso che le company siano pronte per affrontare questo cambiamento, potrebbe esserci spazio anche per la cosiddetta Connected enterprise, un’impresa basata sulla convinzione che ogni risorsa, ogni processo e ogni prodotto dovrebbero essere interconnessi e collegati a loro volta con il network aziendale, fornendo dati da elaborare in tempo reale per diminuire i costi e aumentare i margini.
“La rivoluzione dell’IT ha creato nuove opportunità per raccogliere e analizzare dati utili a gestire oggetti e comportamenti”, ha commentato l’autore del report Tobias Ryberg, senior analyst di Berg Insight, “e il Connected management sarà sempre di più lo strumento fondamentale per ottimizzare in qualsiasi business risorse e prodotti, costi e ricavi, ma anche relazioni.”