L’adozione della stampa 3D come applicazione di massa non è così vicina come sembra. Per lo meno è questo il punto di vista di Gartner, che attraverso il rapporto ”Hype Cycle for 3D Printing, 2014” spiega quali sono gli ostacoli alla diffusione di una tecnologia che per molti versi pare già a portata di mano ma che invece, stando a quanto dice la società di consulenza, non prenderà piede prima di cinque anni. “Anzi, potrebbe volerci addirittura un decennio”, sostiene Pete Basiliere, research vice president di Gartner. “Oggi in tutto il mondo ci sono una quarantina di produttori che vendono stampanti 3D usate prevalentemente in ambito business, mentre sono circa 200 le startup che stanno sviluppando modelli orientati ai consumatori finali. Il prezzo di questi dispositivi è di poche centinaia di dollari, ancora troppo perché la gente comune si decida ad acquistarli nonostante il battage mediatico suscitato dalle stampanti a tre dimensioni”.
Ad aprile Canalys attribuiva al mercato di questi dispositivi una crescita dirompente, e dichiarava che il giro d’affari a livello mondiale sarebbe passato dai 2,5 miliardi di dollari del 2013 ai 16,2 miliardi del 2018 con una crescita media annua del 46%. Evidentemente Gartner non la vede così, e la sua visione è confortata da un altro forecast, quello di Research and Markets, secondo il quale nel 2020 il mercato varrà circa 8,6 miliardi di dollari con una crescita media annua del 20,6.
Sono due i temi fondamentali che Gartner ha individuato per sostenere la propria tesi. Innanzitutto le dinamiche della stampa 3D per l’impresa sono assai differenti da quelle consumer, fermo restando che il settore sta obiettivamente muovendo i suoi primi passi e che per questo il mondo enterprise sta cercando di ridurre al minimo i rischi d’investimento legati allo sviluppo della tecnologia sfruttando dispositivi pensati per l’uso domestico. Ma le ragioni d’essere e le finalità dei due mercati rimangono profondamente diverse e vanno valutate separatamente. In secondo luogo, la stampa 3D non è un’unica tecnologia, come semplificando si tende a considerarla: si tratta in realtà di un ecosistema di numerose tecnologie suddivise tra hardware, software e materiali di stampa, le cui diverse combinazioni possono generare performance altrettanto variegate. “Questo significa che le imprese, quando scelgono un ecosistema per la stampa 3D, devono farlo partendo dal tipo di oggetto che desiderano realizzare”, ha precisato Basiliere, “valutando di volta in volta i pro e i contro di ogni soluzione. D’altro canto, la creazione di prototipi attraverso la stampa 3D semplifica i processi dei programmi di ricerca e sviluppo per quanto riguarda il design e la funzionalità dei prodotti”.
Proprio per questo motivo nel prossimo futuro, e più precisamente a partire dal prossimo biennio, l’adozione delle stampanti 3D da parte delle imprese aumenterà in maniera sensibile, “soprattutto per quanto riguarda la produzione in ambito sanitario di protesi e impianti”, prevede Basiliere. Le prime macchine a uso domestico dovrebbero vedersi a partire dal 2020, “mentre per la diffusione in larga scala di device per la stampa di grandi strutture in ambito edilizio oppure di hardware destinato alle scuole bisognerà attendere almeno un decennio”, precisa l’analista di Gartner.