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Microsoft ancora nei guai con l’Antitrust (cinese)

Il Saic accusa Redmond di pratiche scorrette per la vendita del bundle Windows-Explorer-Media player. Per il colosso dell’Ict torna l’incubo sanzioni dopo gli 1,4 miliardi di euro pagati all’Unione europea. Ma l’indagine potrebbe estendersi ad altri prodotti

Pubblicato il 26 Ago 2014

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Corsi e ricorsi storici. Microsoft è di nuovo nell’occhio del ciclone per le stesse accuse che all’inizio degli anni 2000 l’avevano portata sul banco degli imputati delle commissioni Antitrust di Stati Uniti e Unione europea. È corretto vendere il bundle Windows-Explorer-Media player oppure si tratta di una pratica commerciale che mina il libero mercato? Stavolta però l’accusatore è il Saic (State Administration for Industry and Commerce), l’istituto cinese che poco più di un paio di settimane fa aveva effettuato due perquisizioni nei distaccamenti che Redmond ha a Pechino, Liaoning, Fujian e Hubei, perquisizioni che hanno riguardato anche gli uffici di Accenture, fornitore di servizi di outsourcing di Microsoft.

“Benché il Gruppo non sia stato del tutto trasparente nel fornire informazioni sulle vendite di Windows e Office, ha comunque manifestato la volontà di cooperare con le indagini in corso”, ha riferito oggi a Pechino, in una conferenza stampa ufficiale, Zhang Mao, che del Saic è il numero uno. L’ennesimo intervento dell’autorità Antitrust cinese potrebbe costare molto caro a Microsoft, se è vero che in base alle medesime accuse la società, allora ancora guidata da Bill Gates, nel 2004 aveva dovuto pagare al’Unione europea una multa da 497 milioni di euro (portata in seguito alla cifra record di 1,4 miliardi di euro) con il divieto di distribuire il sistema operativo in bundle con Windows Media Player.

L’indagine cinese potrebbe estendersi anche ad altri applicativi. Questa per lo meno è l’idea di You Youting, partner dello studio legale Debund di Shanghai. “È possibile che il governo cinese non abbia ancora trovato quello che sta cercando davvero, e questi due capi d’imputazione gli danno tempo per approfondire le ricerche”, ha commentato Youting parlando con l’agenzia Reuters, alla quale Microsoft ha preferito non rilasciare alcuna dichiarazione. In effetti, le prime accuse mosse dal Saic al colosso dell’Ict riguardavano, oltre alle questioni dei pacchetti commerciali, soprattutto la compatibilità del software e problemi di autenticazione dei documenti. Ora il campo potrebbe restringersi solo per tornare ad allargarsi in un secondo momento.

Del resto Microsoft non è la sola nel mirino del governo cinese (anche se l’esclusione di Windows 8, a maggio, dalle commesse statali per presunte questioni di cyber security ne fanno un caso speciale): anche le attività di Qualcomm nel Far East sono al setaccio del Saic e, uscendo fuori dall’ambito delle nuove tecnologie, la stessa sorte è toccata anche a Mercedes-Benz. Mao Zhang tende a minimizzare, rispondendo indirettamente a chi parla di neo protezionismo del governo cinese specialmente sul fronte dell’Ict: “Sono attualmente nove le indagini condotte dal Saic in tema di pratiche monopolistiche, e riguardano i mercati più disparati, dalle Tlc al tabacco, passando per le assicurazioni, il turismo e il settore energetico. Sono nove in tutto le aziende coinvolte negli accertamenti e comprendono sia multinazionali occidentali che gruppi cinesi, anche gestiti dallo Stato.

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