Vivendi ha scelto: tratterà in esclusiva con Telefonica per la cessione della propria controllata brasiliana Gvt. Lo fa sapere una nota del gruppo transalpino. L’offerta dell’azienda spagnola ha prevalso quindi su quella concorrente presentata da Telecom Italia.
In una nota la società francese non esclude l’ingresso nel capitale di altre società con quote di minoranza, facendo sapere che sta trattando l’acquisto di una quota di Telecom che potrebbe arrivare al 20%. “Vivendi porterà avanti una strategia sui contenuti organica ma non esclude l’acquisto di quote di minoranza in altre compagnie per distribuire contenuti”, si legge nella nota.
“Alla luce delle strategie del gruppo e nel miglior interesse degli azionisti, il consiglio di sorveglianza ha deciso di avviare una trattativa in esclusiva con Telefonica”, ha spiegato nella nota Vivendi sottolineando comunque “la rilevanza e la qualitàdell’offerta di Telecom Italia” e facendo presente che “la cessione di Gvt permetterà la dismissione del controllo dell’ultima compagnia telefonica detenuta da Vivendi dopo la vendita di Maroc Telecom e Sfr“.
Il prezzo da Telefonica è stato considerato dal consiglio di sorveglianza “particolarmente attraente, generando una plusvalenza di oltre 3 miliardi di euro. Anche le altre condizioni dell’offerta, limitando al minimo il rischio di esecuzione dell’operazione e gli impegni di Vivendi alla vendita in futuro, soddisfano gli obiettivi di Vivendi“.
“L’accordo tra Telefonica e Vivendi permetterà di sviluppare progetti comuni nel settore dei contenuti e dei media. Inoltre, Vivendi potrebbe, a sua discrezione, diventare un azionista di Telecom Italia scambiando titoli brasiliani con azioni italiane. L’offerta di Telefonica soddisfa al meglio gli obiettivi strategici e finanziari del Gruppo”, continua il gruppo transalpino nella nota, dove si ricordano le strategie di trasformazione in una media company focalizzata sulla crescita organica delle controllate Canal Plus e Universal Music e la loro stretta collaborazione, anche mantenendo “partecipazioni di minoranza in società alleate per distribuire contenuti”. Le negoziazioni esclusive termineranno il 28 novembre prossimo.
Stamattina dalla compagnia guidata da César Alierta era arrivato l’atteso miglioramento della proposta iniziale, che si basava su una valorizzazione di Gvt di 6,7 miliardi. Nel dettaglio Telefonica – in concomitanza con l’uscita allo scoperto di Telecom Italia – rialza a 7,45 miliardi la sua puntata, facendo salire la parte in contanti da 4 a 4,66 miliardi.
Come nella prima proposta, Telefonica ha aggiunto il conferimento a Vivendi del 12% del capitale di Telefonica Brasil (che a quel punto comprenderebbe Gvt), un terzo del quale può essere scambiato, a discrezione di Vivendi, del 5,7% di azioni Telecom che darebbe l’8,3% dei diritti di voto che gli spagnoli tengono nella compagnia italiana.
Vivendi probabilmente utilizzerà l’opzione di essere pagata da Telefonica per la controllata brasiliana Gvt in parte con azioni Telecom Italia.
“Consideriamo attraente l’acquisto da parte nostra di titoli Telecom Italia” previsto nell’ambito dall’offerta di Telefonica su Gvt, ha infatti chiaritoil ceo di Vivendi, Arnaud de Puyfontaine, nel corso della conference call con gli analisti per la presentazione dei conti semestrali e dell’offerta di Telefonica su Gvt. L’acquisto della quota in Telecom (8,3%) proposto da Telefonica “e’ un’opzione interessante”, gli ha fatto eco il cfo Hervé Philippe.
Una mossa che consentirebbe ai francesi di subentrare proprio a Telefonica come principale azionista di Telecom Italia, che considerando l’imminente scioglimento della holding Telco si avvia a diventare una public company. Proprio l’assenza di una scatola di controllo – e a fronte dell’intenzione già manifestata da parte degli attuali soci italiani di Telco (Generali Ass., Mediobanca e Intesa Sanpaolo) di uscire progressivamente dalla partita Telecom per tornare a concentrarsi sui rispettivi business – proietterebbe infatti Vivendi a guidare la compagine azionaria della società guidata da Marco Patuano, davanti all’imprenditore milanese Marco Fossati (5%), a Blackrock (che all’ultima assemblea di metà aprile era presente con il 4,8% del capitale depositato) e a People’s Bank of China (2%). Senza contare che la quota che finirebbe ai francesi potrebbe essere ulteriormente arrotondata sfruttando parte dell’incasso cash di 4,7 miliardi di euro che i francesi si sono assicurati dicendo sì a Telefonica.
Telecom Italia aveva invece messo sul piatto per Gvt sul piatto 7 miliardi di euro. Il piano disegnato dall’Ad Marco Patuano per prevedeva l’integrazione e la valorizzazione di 7 miliardi, coperte in tre fasi. L’operazione – spiegava un anota – “è articolata in tre fasi inscindibili: l’iniziale acquisizione per cassa da parte di Tim di una partecipazione di minoranza in Gvt; la fusione per incorporazione di Gvt in Tim; l’ingresso di Vivendi nel capitale sociale di Telecom Italia tramite sottoscrizione di un aumento di capitale a essa riservato. Come corrispettivo della sottoscrizione, Vivendi conferirebbe a Telecom Italia una quota della partecipazione detenuta in Tim a seguito dell’integrazione con Gvt e cassa”.
Al termine dell’operazione, a Vivendi sarebbe stato riservato il 15% di Tim post-fusione (il 60% sarà controllato da Telecom, il resto sul mercato) e il 20% circa di Telecom Italia. “L’offerta complessiva risulta pertanto composta per il 24% circa di cassa e per il 76% circa di azioni, offrendo a Vivendi un importante potenziale upside di valore”, aggiunge vaTelecom nella nota.
Sul fronte governance, Patuano offriva due posti a Vivendi nei cda delle due compagnie nelle quali entreranno i francesi, mentre per la società italiana non è previsto il ricorso al mercato per finanziare l’operazione.
Circa l’offerta di Telecom Cdp e Fsi non hanno sostenuto Telecom nell’offerta per Gvt in primis perché ”Telecom non ce lo ha chiesto”, in secondo luogo ” perché Cdp non è un pozzo senza fondo”. Così Franco Bassanini, presidente della Cassa Depositi e Prestiti risponde a caldo, tweet contro tweet, a un giornalista che gli chiede un commento. ”Anyway – conclude – già finanziamo Telecom Italia”.
Secondo Filippo Diodovich, market strategist di IG, i mercati sembrano indicare con chiarezza che l’offerta concorrente di Telecom Italia era considerata “troppo impegnativa”. “Da un punto di vista finanziario – spiega Diodovich – l’offerta di Telefonica era più convincente e infatti il comunicato di Vivendi sottolinea il fatto che i prezzi proposti siano attraenti ma da un punto di vista industriale la proposta di Telecom Italia poteva essere considerata migliore. Il problema, agli occhi del mercato, era che avrebbe messo nelle mani di Vivendi il 20% del gruppo italiano e questo avrebbe potuto comportare problemi di governance se non vere e proprie lotte di potere. Ora che questo scenario sembra tramontato, sono dunque tornati gli acquisti su Telecom Italia anche se resta indiscutibile che le operazioni in Brasile sono della massima importanza per il gruppo italiano”.
E Asati punta il dito contro Telefonica. La vicenda Vivendi – dice una nota – mostra “ancora una volta che si è evidenziato in maniera palese il conflitto di interessi che ha pervaso tutto il percorso delle vicende della società TI, percorso iniziato con l’ingresso di Telco, ed in particolare di Telefonica (TE) già dal 2007 anno della sua costituzione, il cui come unico obiettivo era quello di limitare le attività di Tim Brasil se non assorbirle, conflitto di interesse evidente anche nei rapporti tra gli azionisti di Telco, Generali, Mediobanca, Banca Intesa , Telefonica e la stessa TI”.
A questo punto – secondo i piccoli zionisti – è necessario che “Tim Brasil non deve essere messa in vendita o disponibile per altri partner se non con un riconoscimento del suo complessivo valore pari almeno a 15 miliardi di euro e magari si favorisca un accordo con Oi Brasil”.