In queste ore è in corso una battaglia “all’ultima percentuale” sul credito d’imposta previsto, per gli investimenti in banda ultra larga, nel decreto Sblocca Italia. Sembra a portata di mano il traguardo di alzare al 50% la quota dello sconto fiscale, rispetto al 30% che era indicato nel testo del decreto entrato in Consiglio dei ministri.
Il problema è che da molte parti il 30% è stato giudicato un valore troppo basso, al punto da essere ininfluente sulle intenzioni di investimento degli operatori. La pensano così gli uffici del ministero dello Sviluppo economico e, soprattutto, i rappresentanti dell’industria tlc. Ecco perché il testo finale del decreto potrebbe contenere una quota più alta, intorno al 50%. Sarebbe comunque un compromesso rispetto al 70% previsto nelle prime versioni del decreto.
La certezza si avrà solo nelle prossime ore: il testo adesso è presso la Presidenza del Consiglio, dove si sta verificando con il ministero delle economie e finanze se ci sono le coperture sufficienti per alzare la quota. Secondo quanto si legge nel testo entrato in Cdm, lo sconto spetterebbe a tutti gli investimenti per la “banda ultra larga” che “rispettino gli obiettivi dell’Agenda digitale”. Secondo alcuni è una descrizione molto generica, che rischia di pesare sulle previsioni di copertura, poiché riguarderebbe tutte le tecnologie (fisse, wireless, satellitari) e non sono indicate prestazioni minimi per la banda ultra larga (30 o 100 Megabit). Una delle ipotesi del momento sarebbe quindi aumentare sì la quota dello sconto, ma renderla più selettiva (per esempio solo su reti 100 Megabit).
Lo sconto fiscale è la partita più accesa, al momento, sul testo del decreto, dal punto di vista dell’industria tlc. Non è però il solo dossier che riguarda la banda larga, nello Sblocca Italia.
Il decreto punta anche a fare ordine nel caos reti. L’articolo 6 stabilisce che il Ministero dello sviluppo economico, entro e non oltre novanta giorni dalla data di entrata in vigore del decreto, stabilisce le regole tecniche per la definizione del contenuto del Sistema informativo nazionale federato delle infrastrutture – il catasto delle reti – nonché le modalità di prima costituzione, di raccolta, di inserimento e consultazione dei dati, nonché le regole per il successivo aggiornamento, lo scambio e la pubblicità dei dati territoriali detenuti dalle singole amministrazioni competenti e dagli altri soggetti pubblici o privati titolari o gestori di infrastrutture.
La banda larga diventa opera di urbanizzazione primaria a tutti gli effetti. “Le infrastrutture di reti pubbliche di comunicazione e le opere di infrastrutturazione per la realizzazione delle reti di comunicazione elettronica ad alta velocità in fibra ottica in grado di fornire servizi di accesso a banda ultra larga effettuate anche all’interno degli edifici sono assimilate ad ogni effetto alle opere di urbanizzazione primaria”, si legge nell’articolo 7.
Sono previste anche alcune semplificazioni, sulle opere di infrastrutturazione, per migliorare l’attuale “regolamento scavi”. Da segnalare anche la creazione di uno sportello unico per i permessi agli operatori che fanno interventi per la banda ultra larga. Sarà possibile inviare comunicazione al ministero dello Sviluppo economico, che poi dovrà provvedere entro tre giorni a inoltrarla alle amministrazioni locali competenti. Rientra in un piano di semplificazioni burocratiche progressive, a cui il ministero sta lavorando da anni (dal Governo Monti), per la banda larga. E’ certo un vantaggio per gli operatori poter passare da uno sportello unico ministeriale invece di dover individuare di volta in volta il soggetto a cui comunicare l’inizio lavori. E’ anche un modo per avere una maggiore certezza dei tempi per i permessi, visto che ci penserà il ministero a tenerne traccia.
In vista della partenza del progetto Spid (sistema pubblico per la gestione dell’identità digitale di cittadini e imprese) inoltre viene semplificato l’accesso al wi-fi da parte delle PA