Parisi: “Truffa alle spalle di Fastweb. Non mi dimetto”

Parla l’Ad dell’azienda. “Fastweb non ha mai commesso, in quanto azienda, azioni criminali, non ha fondi neri e non ha mai fatto frodi fiscali. Siamo stati truffati da due dipendenti infedeli”. Domani il rientro in Italia di Silvio Scaglia

Pubblicato il 24 Feb 2010

"Oggi sono qui per difendere la reputazione di Fastweb, non
per parlare di me o delle persone coinvolte nella vicenda". In
conferenza stampa a Milano l'Ad di Fastweb, Stefano Parisi,
coinvolto nella maxi-inchiesta per riciclaggio – che ha sortito la
richiesta di carcerazione per l'ex fondatore e Ad Silvio
Scaglia e per l'ex Ad di Telecom Italia Sparkle (e attuale
responsabile della Funzione International Business di Telecom
Italia), Stefano Mazzitelli  – difende l'operato
dell'azienda.

Fastweb "non ha mai commesso come azienda azioni criminali e
non ha fondi neri all'estero e quindi non può essere associata
alla vicenda. Alle spalle dell'azienda è stata perpetrata una
truffa da due dipendenti infedeli, Bruno Zito e Giuseppe
Crudele'", sottolinea Parisi."Hanno portato dentro
l'azienda altre aziende gestite in modo criminale. Fastweb ha
rapporti con migliaia di aziende. E' difficile mettere la mano
sul fuoco su tutte".

"Più che parte lesa bisogna puntualizzare che alle spalle di
Fastweb è stata fatta una truffa con un traffico internazionale da
parte di individui che non versavano l'Iva da noi versata.
Abbiamo pagato 38,5 milioni di euro di Iva ai nostri fornitori che
poi non li hanno riversati allo Stato. Ma Fastweb non aveva né
beneficio né consapevolezza di tutto questo".

"Fastweb ha come solo valore la sua reputazione:  non abbiamo
banche azioniste alle spalle e il nostro valore sono le persone che
lavorano nell'azienda e la tecnologia", aggiunge l'Ad
ricordando che sono oltre 3.500 i dipendenti e che ammontano a più
di 8mila le persone che lavorano per conto della società. In
merito all'ipotesi commissariamento Parisi sottolinea che
"nel caso di l'attività comunque continuerà. Ma non
credo si voglia spegnere un'azienda che ha oltre 1,6 milioni di
clienti''.

Parisi annuncia inoltre che "Fastweb concorrerà alla prossima
gara Cofip per il servizio alla pubblica amministrazione. Una gara
che comporterà ricavi tra i 120 e i 130 milioni annui. Fastweb ha
già vinto l'ultima gara e sta gestendo i servizi per il
Cofip".

"Swisscom era a conoscenza dell'esistenza delle indagini
iniziate a novembre 2006. Tutti i documenti sono stati visionati
dal board e pubblicati sin dal primo momento in cui sono state
aperte le indagini per verificare il corretto andamento e la
gestione dell'azienda".

"Ho dato la mia totale disponibilità ad essere sentito dai
giudici in qualsiasi momento", aggiunge puntualizzando che
'con Swisscom stiamo lavorando tranquillamente come sempre. Non
c'è bisogno di una conferma di fiducia nei confronti del
management. E non mi dimetto perché non ho alcuna responsabilità
nella vicenda"

E' convoncata per il 24 marzo l'assemblea di Fastweb:
"Vedremo la proprietà cosa farà''

E' previsto per domani intanto il rientro in Italia di
Silvio Scaglia
. Per l'ex numero uno di Fastweb è
stato organizzato un volo privato che lo riporterà in Italia in
giornata. In una nota Scaglia si dice "totalmente
tranquillo". "Desidero parlare al più presto con i
magistrati per poter rispondere dei fatti che mi sono stati
attribuiti – spiega il manager – Si parla di vicende di fatto
conclusesi tre anni fa e che ero convinto di aver chiarito a suo
tempo".

Nella nota nota viene precisato che "il ruolo di Silvio
Scaglia e quello allora di Fastweb non hanno niente a che fare
con
personaggi, eventi e reati relativi all'indagine di
criminalità mafiosa". I difensori di Silvio Scaglia si sono
già messi a disposizione dei magistrati per concordare
l'interrogatorio in tempi brevi.

Swisscom, l'azienda elevetica che controlla
Fastweb dal 2007, ha auspicato che "si faccia rapidamente luce
sulle accuse mosse nei confronti di Fastweb", offrendo
"piena collaborazione ai magistrati". Nella nota
ufficiale diffusa stamattina rende noto di aver avviato un esame
approfondito sulle implicazioni a seguito della vicenda "per
valutare con attenzione le conseguenze".

"Swisscom prende atto delle accuse mosse ieri dalle autorità
italiane si legge nella nota -. Al momento dell'acquisizione di
Fastweb nel 2007, Swisscom era a conoscenza del procedimento per
presunta frode fiscale relativa al periodo dal 2003 al 2006.
Secondo l'accusa, i fornitori avevano effettuato tali
transazioni solo per evitare il pagamento dell'Iva versata da
Fastweb allo Stato. In seguito a questa inchiesta, fino ad oggi
Fastweb non ha ancora ricevuto il rimborso totale dell'Iva. Al
momento dell'acquisizione di Fastweb nel 2007, Swisscom era
stata informata del procedimento in corso. Erano state richieste
due differenti perizie a società di consulenza tributaria, secondo
le quali le operazioni contestate erano lecite e Fastweb ha quindi
diritto al rimborso dell'Iva. L'impossibilità di esigere
il rimborso dallo Stato, in base alle conoscenze di allora, veniva
considerata come parte del rischio insito nell'offerta di
acquisto".

Intanto altri particolari vengono rivelati in merito alle frodi
commesse: tre milioni le carte prepagate inesistenti per accedere a
contenuti porno.
 

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