“Telecom Italia non dovrebbe escludere la vendita di Tim Brasil perché alla luce del consolidamento il valore della controllata potrebbe salire notevolmente”. E’ la convinzione di Tommaso Valletti, ordinario di Economia all’Imperial College London.
È stata un estate “bollente” per Telecom Italia: Vivendi ha scelto Telefonica per vendere Gvt. La compagnia italiana ne esce con le ossa rotte oppure sarebbe stata un’occasione come un’altra?
L’immagine di Telecom ne esce un po’ appannata, ma non ne farei una tragedia. Anzi, mi è sembrato un comportamento serio quello del management della compagnia di non imbarcarsi in una guerra con Telefonica sul prezzo di acquisizione: ne avrebbero sofferto gli azionisti di Telecom Italia. Telefonica era disposta a pagare di più mentre Telecom ha messo un tetto alla sua offerta, tutto qui.
La “sconfitta” Vivendi ha fatto tornare in auge il dibattito sulla vendita di Tim Brasil, anche se l’Ad Marco Patuano ha detto più volte di non volerla vendere a meno di una “offerta jumbo”. A suo avviso Telecom dovrebbe cedere o no?
Più che per riparare alla “sconfitta” Vivendi – che come ho detto il managemet ha gestito in modo intelligente – direi che è il consolidamento in atto nel mercato brasiliano che potrebbe far diventare una vendita di Tim Brasil interessante per Telecom Italia. Con una concorrenza limitata è probabile che i prezzi ai consumatori salgano – anche se mi aspetto e spero che l’autorità brasiliana della concorrenza dica la sua – e che, dunque, le tlc brasiliane aumentino di valore, compresa Tim Brasil. Comprendo Patuano, ma anche qui à una questione di prezzo: potrebbero fargli un’offerta difficile da rifiutare.
Per risollevare le sorti di Telecom Italia, oltre che di Tim Brasil, si ritorna a parlare di scorporo della rete. È ancora soluzione valida?
Ne abbiamo già parlato altre volte. Lo scorporo è un’idea interessante, in teoria. In pratica, vi sono talmente tanti gradi di incertezza che la vedo difficilmente percorribile in Italia. Noto anche che siamo sempre piuttosto fermi, così come è ricominciato il balletto con la Cassa Depositi e Prestiti che si dice interessata, con tutto il bailamme che si porta dietro. Tutti sempre fermi al palo. In questo senso sarebbe meglio lasciar perdere queste ingerenze, avere un quadro regolatorio fermo e chiaro, e lasciare fare al mercato.
Il mercato delle Tlc è in fermento. Le telco guardano con sempre maggiore interesse ai contenuti in vista di una convergenza che sembra essere più che necessaria per reggere la competizione con gli Ott. In Italia si torna a parlare di alleanza Telecom-Medaiset. Può essere una chiave di rilancio per la compagnia di Tlc?
E’ un tema ampio e interessante. Senza la banda larga i contenuti non servono a niente, così come nulla vale un’infrastruttura senza contenuti. Le tlc e i fornitori di contenuti sono bene complementari: c’è bisogno di tutti e due e varie alleanze sono pensabili e possibili. Qui si innesta il tema regolatorio della net neutrality e quello concorrenziale dei diritti in esclusiva: un tema che richiederebbe altri spazi. Come risposta telegrafica alla domanda, non la vedo come ipotesi realistica. Non tanto per Telecom, ma per Mediaset che ricorre a tutt’altre piattaforme televisive. Correrebbe il serio rischio di vedere ridotta la sua audience tradizionale con un ulteriore diminuzione dei ricavi pubblicitari.