“Commissariare società quotate? Mi pare che prima di arrivare a
tanto bisogna essere ben coscienti della fondatezza delle accuse,
ma soprattutto della gravità dell’atto che si va a compiere”.
Si esprime così Guido Roberto Vitale, fondatore dell’omonima
banca d’affari indipendente, autore del collocamento in Borsa di
una ventina di società, intervistato dal Sole 24 Ore. Sarebbe la
prima volta che in Italia il giudice preliminare decide di
applicare, nei confronti di due aziende quotate, l’articolo 15
del decreto legislativo 231/2001: il commissariamento
giudiziale.
“Le accuse sono gravi, ma andranno dimostrate nel processo.
Inoltre riguardano fatti commessi molto tempo fa”, sottolinea
Vitali. “Prendere oggi iniziative così ardite nei confronti di
aziende e società così importanti e che soprattutto nel frattempo
hanno cambiato proprietà mi sembra un po’ come chiudere le porte
della stalla dopo che i buoi sono scappati. Nessun dubbio che chi
ha sbagliato, se ha sbagliato, debba pagare, ma appunto parliamo
dei manager. Mi sembra inopportuno in questa fase andare a incidere
sull’amministrazione delle aziende, che tra l’altro sono
quotate”.
Vitali non ha dubbi sul forte impatto di un eventuale
commissariamento: “La Borsa reagirebbe senz’altro in maniera
molto emotiva. Per gli stakeholders il danno sarebbe inevitabile e
ingente. Per questo mi pare opportuno valutare a sangue freddo la
portata di un’iniziativa di questa ampiezza in questa fase. Una
società commissariata non può che andare a rilento, con tutte le
conseguenze sulla gestione e quindi sui diritti degli
stakeholders”.
Che cos’altro si potrebbe fare?, chiede Il Sole. “C’è un
consiglio di amministrazione”, risponde Vitali. “Si può
immaginare di inserire un consigliere, ovviamente designato dal
tribunale, che sovrintenda all’attività di amministrazione,
partecipi e vigili. Si può chiedere ai sindaci, in questa fase, di
svolgere il loro compito con molta attenzione; si può chiedere
infine alla società di agire per l’ordinaria amministrazione e
nulla più. Ma francamente il commissariamento mi sembra eccessivo.
I fatti sono imputabili al management passato. Si perseguano gli
amministratori pro-tempore senza turbare più del necessario la
gestione dell’azienda”.