IL DEBUTTO

iPhone 6, 200mila operai non bastano per produrli

Gli addetti della Foxconn non riescono a fare fronte agli ordini di Apple. Problemi soprattutto per il modello “Plus”: le linee di assemblaggio viaggiano al 50% della capacità. Vendite a rischio slittamento

Pubblicato il 17 Set 2014

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I consumatori smaniosi di mettere le mani sul nuovo iPhone 6 potrebbero dover aspettare un po’: il fornitore di Apple, Foxconn, è infatti alle prese con il problema di dover aumentare considerevolmente la propria produzione. Ne parla il Wall Street Journal.
È una questione che si ripresenta regolarmente ad ogni lancio di iPhone. Foxconn (che fa base a Zhengzhou, in Cina) ha assunto più operai per venire incontro alla domanda, ma il quotidiano americano, citando persone informate sui fatti, scrive che le complessità richieste dalla produzione dell’iPhone 6 e della sua versione più grande, l’iPhone 6 Plus, stanno per ora rappresentando un grosso ostacolo.

I problemi sembrano essere diversi: uno di questi è che Foxconn, che impiega 200mila operai, è l’unico fornitore che produce il modello più grande da 5,5 pollici e uno dei pochi che assembla quello dal 4,7. Un altro è che ci sono tuttora diversi difetti nei modelli finora prodotti, che vengono scartati e rallentano la produzione complessiva.

Secondo il Wsj la produzione degli iPhone 6 plus è ancora distante dalla massima potenzialità. Le 100 linee di assemblaggio di iPhone 6 Plus viaggiano infatti ancora al 50-60% della loro massima capacità, il che, sommato al fatto che è solo Foxconn a costruirli, spiegherebbe la ragione per cui questi modelli sono quelli più scarsi. Le cose vanno meglio per iPhone 6, le linee viaggiano infatti all’85% delle potenzialità.

In base a quanto riferito al giornale, l’ostacolo maggiore deriva dagli schermi in-cell, una particolare tecnologia che consente di produrre telefoni molto più sottili perché integra lo strato touch con lo schermo vero e proprio, rendendo inutile avere due strati uno sull’altro.

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