IL FUTURO DI TELECOM ITALIA

Telecom, Schiavoni (Ovum): “La vera sfida sono gli investimenti”

L’analista di Ovum traccia un quadro della situazione e delle prospettive dell’azienda. Sullo scorporo della rete: “Le esperienze di altri paesi suggeriscono che non è conveniente per l’azienda”. E sui contenuti: “Considerare alleanze con gli Ott”

Pubblicato il 18 Set 2014

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“Non è andata bene, ma il messaggio che Telecom Italia ha mandato con la trattativa Vivendi è che non c’è l’intenzione di abbandonare completamente i mercati del Sudamerica. Il che ha perfettamente senso, dato che si tratta di una delle aree mondiali più interessanti per le telecomunicazioni negli ultimi anni”. A parlare è Luca Schiavoni, analista di regolamentazione delle telecomunicazioni per Ovum.

Schiavoni, Vivendi ha scelto Telefonica per vendere Gvt. La “vittoria” degli spagnoli coincide con un fallimento strategico per la società capitanata da Patuano?

Non necessariamente. Certamente sarebbe stato meglio per Telecom vincere questa sfida, ma è innanzitutto da registrare il fatto di averci provato in un periodo in cui si parla anche di una possibile uscita dal Brasile”. il messaggio che TI ha mandato è che non c’è l’intenzione di abbandonare completamente i mercati del Sudamerica; il che ha perfettamente senso, dato che si tratta di una delle aree mondiali più interessanti per le telecomunicazioni negli ultimi anni.

Torna in auge la cessione di Tim Brasil, anche se Patuano ha detto più volte di non volerla vendere. Lei che idea si è fatto: va venduta o no?

Non a qualunque costo. Come detto poc’anzi, il Brasile (come altri mercati geograficamente limitrofi) ha ancora notevole potenziale, e sicuramente un’uscita dovrebbe avvenire a condizioni assolutamente vantaggiose. Se questo avvenisse, se ne potrebbe parlare; ma sarebbe auspicabile che un’azienda ambiziosa continuasse comunque a investire in America Latina.

Inoltre, le autorità di regolamentazione in quei Paesi iniziano ad avere un occhio sempre più attento alla concorrenza, il che potrebbe anche rendere più difficile la cessione ad altri grandi operatori già presenti sul mercato brasiliano. Molto dipenderà dagli orientamenti del regolatore brasiliano, oltre che dalla volontà di TI e dalle condizioni in cui si troverà nei prossimi mesi.

Per risollevare le sorti di Telecom si ritorna a parlare di scorporo della rete. È ancora una soluzione valida?

É un argomento sul quale ci sono stati frequenti mutamenti di posizione negli ultimi due anni, e sarebbe opportuno avere chiarezza una volta per tutte. Dal punto di vista dell’azienda, l’esperienza di altri Paesi suggerirebbe di no, a meno che non ve ne sia una assoluta necessità finanziaria: nessun “incumbent” dei grandi Paesi europei si è volontariamente privato di un asset come la rete fissa.

Dal punto di vista regolamentare il discorso è molto diverso: se fosse necessario, sarebbe in teoria possibile già oggi una “separazione funzionale” come quella esistente nel Regno Unito, dove comunque Openreach fa parte del gruppo BT. Questo sarebbe probabilmente ben visto dagli operatori alternativi, che avrebbero un quadro regolamentare forse più vantaggioso nell’accesso alla rete; e nel medio-lungo periodo potrebbe anche portare alla riduzione degli obblighi regolamentari in capo a Telecom Italia, se il modello funzionasse bene come in Gran Bretagna.

Tuttavia, resta da capire come avverrebbe un eventuale scorporo, in quali mani finirebbe la rete, e chi garantirebbe i necessari investimenti nel miglioramento infrastrutturale, del quale l’Italia ha un notevole bisogno. Anche questi sono aspetti da considerare, e potrebbero rendere la questione tanto “politica” quanto economico-finanziaria. Ci sono quindi molti interrogativi ancora da sciogliere.

Cosa potrebbe accadere con l’uscita di scena di Telefonica dal capitale e con lo scioglimento di Telco?

Difficile fare previsioni, gli scenari negli scorsi mesi sono stati spesso fluttuanti ed hanno preso pieghe in alcuni casi inaspettate. Una cosa è certa: indipendentemente da chi siano i futuri partner di TI, sarà importante mettere l’azienda nella condizione di affrontare importanti investimenti; questo vale sia per il business interno che estero.

Il caso Vivendi ha dimostrato l’interesse di Telecom per i contenuti, su un mercato che vede sempre più la convergenza tlc-produttori di contenuti. Si torna a parlare di alleanza Telecom-Mediaset. Può essere una chiave di rilancio?

In generale, le partnership con i produttori di contenuti sono sicuramente nel prossimo futuro di molti operatori Tlc avveduti e ambiziosi: i cambiamenti del mercato negli ultimi anni sono sotto gli occhi di tutti. In particolare, un’alleanza con Mediaset potrebbe finire sotto la lente dell’antitrust sotto vari profili, per cui molto dipenderà dai dettagli e dalle modalità di un’operazione del genere.

Non bisognerebbe scartare neanche l’idea di accordi con produttori di contenuti più nuovi, come alcuni Ott emersi negli ultimi anni. Ma anche questo ci riconduce all’argomento degli investimenti in infrastrutture, dato che c’è un legame tra fruizione dei contenuti e disponibilità di banda larga superveloce. Non è un caso se aziende come Netflix si sono per ora tenute alla larga dal mercato italiano, in cui scarseggiano le connessioni oltre i 20Mbps; siamo anche un Paese relativamente anziano e più “televisivo” di altri, nel quale la fruizione di contenuti on-line cresce più lentamente che altrove.

Tutte queste cose insieme rendono più difficile l’investimento in contenuti; partire dal miglioramento infrastrutturale potrebbe essere la leva giusta per sbloccare l’impasse.

Qual è a questo punto il futuro della società? E’ destinata a rimanere un “piccolo” player nazionale o ha ancora chance sullo scenario internazionale?

Il fatto che TI sia ancora presente in mercati emergenti quali quelli sudamericani, come sottolineato prima, rende ancora possibile una crescita internazionale.

In Europa lo scenario potrebbe essere diverso, con mercati ormai maturi e saturi e prospettive di consolidamento in arrivo. Ma è presto per dire che TI sia destinata a rimanere un player nazionale: aspettiamo ancora di vedere quali norme passerà la nuova commissione europea in materia di consolidamento, il che influenzerà notevolmente le mosse di tutti i player europei.

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