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Il no di Google alla Germania: “Non riveleremo l’algoritmo”

L’azienda rifiuta di cedere la “formula” della propria tecnologia richiesta dal ministro della Giustizia federale: “Lasceremmo campo libero a spammer e malware danneggiando gli utenti”

Pubblicato il 17 Set 2014

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Google sbatte la porta in faccia alla richiesta tedesca di svelare il suo algoritmo. Un portavoce della societa’ boccia infatti la proposta del ministro della Giustizia federale, il socialdemocratico Heiko Maas che voleva la diffusione dei dettagli della formula matematica alla base del successo del motore di ricerca.

“Il tema – spiega il portavoce – è stato esaminato per un totale di 8 anni negli Stati Uniti e in Europa e le autorità di regolamentazione hanno concluso che non usiamo i nostri algoritmi per prendere di mira i nostri concorrenti”.

“Rendere i nostri algoritmi disponibili può sembrare semplice, ma – continua il portavoce – così facendo lasceremmo campo libero a spammer, siti con malware e siti web di bassa qualità, danneggiando i nostri utenti”.

Il ministro della Giustizia federale, Heiko Maas (Spd, socialdemocratico), aveva richiesto che il gigante dell’online rivelasse i dettagli della formula segreta che ha reso il suo motore di ricerca il più forte in Europa, con una posizione che Berlino definisce di fatto di monopolio. La richiesta tedesca è fortemente contrastata dall’azienda americana. In un’intervista sul Financial Times, Maas ha detto che Google deve “divenire più trasparente” quanto agli algoritmi del suo motore di ricerca. Immediate le critiche americane: Robert Kimmitt, ex ambasciatore Usa nella Bundesrepublik, aveva osservato che le aziende europee e le opinioni pubbliche europee, specie in paesi dall’economia fortemente orientata verso l’export come la Germania, “hanno bisogno di mercati aperti per i loro prodotti innovativi e dovrebbero preoccuparsi di simili richieste di presa sotto controllo della proprietà intellettuale”. La richiesta del ministro tedesco è giunta una settimana dopo il no delle autorità europee, da Bruxelles, all’ennesima richiesta di compromesso che Google cercava. “In fin dei conti”, dice Heiko Maas al FT, “tutto dipende da quanto è trasparente l’algoritmo che Google usa per i suoi risultati di ricerca, è un tema da affrontare quando un motore di ricerca ha un peso e ruolo così importante per lo sviluppo economico”.

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