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Crisi Tlc, l’appello dei sindacati: “La politica batta un colpo”

Slc, Fistel e Uilcom al governo: “Le relazioni industriali non possono reggere da sole gli effetti della decrescita su ricavi e occupazione. Servono azioni concrete”. La ricetta? Sburocratizzare la PA, tagliare i tempi della giustzia civile e mettere in rete le Pmi

Pubblicato il 18 Set 2014

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Il modello delle relazioni industriali nel settore delle Tlc ha funzionato in questi anni di crisi, dimostrando di saper conciliare le necessità di ristrutturazione aziendale e la tutela dei livelli occupazionali. Ma è ora è arrivato il momento che anche la politica e le istituzioni facciano la loro parte. È questa la riflessione fatta oggi da sindacati di categoria – Slc, Fistel e Uilcom, in occasione del forum annuale di Asstel.

“Nonostante il settore delle Tlc sia in difficoltà – ha sottolineato il segretario generale della Slc Cgil, Massimo Cestaro – gli investimenti continuano a crescere (il rapporto Polimi parla di un +16% dal 2012 al 2013 ndr) e questo ne dimostra la vitalità. Quello che manca è l’ascolto da parte delle istituzioni: è arrivato il momento che il governo e le autorità ne valorizzino le opportunità”. A cominciare dai mercati digitali abilitati dalle Tlc.

“Dal 2006 al 2013, mentre gli Operatori Tlc perdevano oltre 12 mld di euro di fatturato – ha ricordato Cestaro – sono stati generati circa 10 miliardi di euro dai mercati digitali abilitati dalle reti Tlc, e-Commerce, Digital Content, Digital Advertising, Digital Payment. Tale tendenza è destinata a proseguire nei prossimi anni: stimiamo, infatti, che nel 2016 la Digital Economy varrà nel nostro Paese circa 40 mld di euro”.

E in un paese fatto principalmente di Pmi quello che serve, ha ricordato il numero uno della Slc, è “mettere in rete le piccole imprese, dentro e fuori l’Italia” e spingere con più decisione sulla “PA digitale e sulla sanità elettronica”. “Si tratta – ha ricordato Cestaro – di azioni in grado di rendere più efficienti gli investimentoi con effetti positivi sui livelli occupazionali nella filiera”.

Per Il segretario generale della Fistel Cisl, Vito Vitale, sono tre i campi di azione per mettere al filiera nelle condizioni di tornare a crescere. “Per prima cosa è urgente sburocratizzare la PA e lavorare su una detassazione degli investimenti innovativi – ha evidenziato Vitale – E’ poi necessario rivedere la regolazione del settore per favorire lo sviluppo competitivo e, infine, operare sul mercato del lavoro, investendo sulla formazione altamente qualificata per innalzare il livello delle professionalità”.

Sull’efficacia della relazioni industriali è tornato anche Salvo Ugliarolo, segretario generale della Uilcom Uil. “Imprese e sindacati in questi anni hanno saputo contenere gli effetti più nefasti della crisi – ha detto il sindacalista – venendo incontro sia alle esigenze di ristrutturazione aziendale sia a quelle dei lavoratori. E lo hanno fatto, spesso, nonostante l’assenza delle istituzioni. Ora è arrivato il momento che anche queste facciano la loro parte, mettendo in campo azioni che spingano le imprese, anche straniere, ad investitori in Italia”. Come? “Rendendo la burocrazia snella e velocizzando i tempi della giustizia civile – ha avvertito – e non eliminando, ad esempio, le tutele dei lavoratori come l’articolo 18”. “Servono – ha concluso Ugliarolo – proposte di rilancio ma sviluppate in sinergia con azienda, sindacati e istituzioni”.

Complessivamente, a detta dei sindacati, bisogna superare l’incertezza e la frammentarietà continuano a caratterizzare il processo di attuazione dei progetti di rilevanza nazionale riferiti all’Agenda digitale, per altro già individuati, come l’anagrafe unica, l’identità digitale, il fascicolo sanitario elettronico, i servizi on line della PA. Accelerare su questi progetti – secondo Slc, Fistel e Uilcom – significa promuovere l’alfabetizzazione digitale della popolazione italiana (tra le più basse in Europa), spingere la società e le imprese italiane a un maggior utilizzo delle nuove tecnologie e sostenere, con l’aumento della domanda di banda larga, l’infrastrutturazione avanzata del Paese.

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