Veloci, sempre più veloci. Perché oramai tutte le strade, tutte le case sono saturate. L’appetito di banda vien mangiando e non ci si può fermare. A sentir parlare i tecnici e gli strateghi delle reti senza fili coreani c’è da stupirsi: come può esserci fame di bit nel Paese con la maggior penetrazione di banda larga e di terminali intelligenti senza fili, quello in cui la latenza è minore e ci sono più chilometri di fibra ottica (più di mezzo milione)? “È il mercato più competitivo – dice Changsoon Choi, uno dei dirigenti di SK Telecom – e quello in cui vengono provate per prime le nuove tecnologie. È anche il paese in cui la convergenza dei sistemi e delle reti si sta manifestando portando a due conseguenze: il primato dei contenuti e dei servizi sulla tecnologia da un lato, il bisogno di una connettività veloce e senza latenze sempre crescente dall’altro”.
Per pensare alla Corea oggi bisogna immaginare un paese che ha il suo sistema di mappe per la navigazione stradale alternativo a quello di Google o di Apple. A un paese da 60 milioni di abitanti che ha la forza di sviluppare i suoi assistenti digitali (come Siri e Halo) facendo forza della barriera linguistica e culturale che tiene gli stranieri fuori. Un paese in cui ci sono sperimentazioni per raccoglitori di bottiglie di plastica e lattine con tecnologia Rfid che “sentono” cosa viene lasciato e ricaricano il credito sul telefono di chi fa riciclaggio. Le case degli anziani di Seul hanno pavimenti con sensori di pressione e microfoni che possono “sentire” una caduta improvvisa e chiede automaticamente aiuto. I telefoni di ultima generazione possono contenere la cartella clinica digitale di chi li usa e le ricette, per poter prelevare le medicine e pagare la farmacia, oltre che servire da aiuto per i medici curanti.
In Corea la bassissima latenza dei sistemi Lte-A sta facendo esplodere il gaming multiplayer, cioè i videogiochi tra utenti diversi via rete cellulare, ma anche il cloud gaming, ovvero la possibilità di accedere a un gioco in streaming, che non deve essere preventivamente scaricato.
“Con la velocità e la bassa latenza abbiamo superato alcune delle barriere tradizionali dei terminali, dal punto di vista della potenza e dell’autonomia”, dice un dirigente di Lg U+ mostrando una serie di servizi dedicati sull’ultima versione di un apparecchio telefonico costruito dalla casa madre: un G3 Cat.6 (che assieme alla variante Cat.6 del Samsung Galaxy S 5 è uno dei due terminali abilitati al nuovo Lte con Carrier Aggregation) sul quale “gira” un videogioco che in realtà viene eseguito da un server remoto.
Come spesso accade in Asia, i termini usati dal marketing suonano strani all’orecchio di un occidentale: “video brain emotion” non sarebbe la prima scelta per un’agenzia di comunicazione americana o inglese. Ma rende l’idea: una vita da fantascienza, con la possibilità di guardare sul telefonino fino a quattro canali tivù contemporaneamente, magari “sparandoli” su schermi esterni, servizi di cloud storage, navigatori e servizi di concierge con bambole virtuali un po’ simili a cartoni animati manga capaci di aiutare anche l’utente più sprovveduto a organizzare la sua giornata, mangiare sano oppure trovare ristoranti gourmet, ricordarsi di prendere il treno fino all’aiuto nello sport o per ricordare i compleanni (e i regali preferiti dalla dolce metà), con un sistema adattivo che “impara” da tutto quello che può conoscere del proprio “padrone” e che sembra perfetto tranne il nome: U-Spoon.
La condivisione, lo sharing, la possibilità di fare le cose insieme ossessiona gli architetti dei nuovi servizi digitali coreani: dalle mappe per guidare in gruppo alla possibilità di chattare e telefonare mentre si fanno altre cose. Il tutto a 70 euro al mese, servizi, minuti e gigabyte quasi illimitati. Il massimo è per la coppia a casa: da due telefonini si può scaricare e spedire lo stream video di due film diversi sullo stesso televisore che “sdoppia” l’immagine. Due paia di occhiali in fase diversa permettono di vedere la partita e il film romantico in contemporanea, usando ovviamente le cuffie per l’audio ma senza che nessuno debba abbandonare il divano. La nuova rivoluzione non sono più le tecnologie ma la condivisione e la partecipazione con la rete a fare da valletto e tutta l’intelligenza nella nuvola. Nel futuro saranno gli algoritmi sociali a fare la differenza.