“Negli Usa è sempre più intenso il dibattito sull’elusione fiscale delle multinazionali del web: sono i governatori dei 50 Stati americani e i sindaci a premere affinché anche i colossi di Internet paghino le imposte indirette perché il mancato gettito va penalizzare le loro casse, non quelle del governo federale. E proprio in conseguenza di questa crescente protesta anche la Casa Bianca sta diventando più sensibile al tema”: a dirlo al Corriere delle Comunicazioni è Francesco Boccia, esponente del Pd e presidente della Commissione Bilancio della Camera, che ha trascorso alcune settimane a Chicago per ricerche accademiche sul fisco dell’economia digitale.
Già promotore della cosiddetta “web tax” – normativa che prevedeva la necessità di acquistare servizi di pubblicità visualizzabili sul territorio italiano solo da soggetti titolari di partita Iva italiana, poi definitivamente abrogata a febbraio dal governo Renzi – Boccia parla dal suo osservatorio statunitense, sostenendo che la questione della tassazione indiretta delle imprese digitali si sta ponendo con forza anche negli Stati Uniti.
“Governatori e sindaci cominciano a essere stufi del minor gettito proveniente soprattutto dall’e-commerce, che negli Usa è molto sviluppato. Faccio un esempio: sui libri comprati in libreria si paga la Vat (sorta di nostra Iva), che va a finire nelle casse dello Stato federale, e la sales tax, tassa sul commercio che invece confluisce nei bilanci delle amministrazioni comunali. Per gli stessi libri venduti su Amazon o altre piattaforme di e-commerce non è previsto questo tipo di imposizione fiscale”. Da qui, a detta del politico, arriverebbe il “grido di dolore” di sindaci e governatori, secondo i quali, a causa del minor gettito fiscale, potrebbero essere messi a rischio i servizi pubblici offerti al cittadino.
“Finora il governo federale era rimasto sostanzialmente indifferente alla questione della tassazione indiretta dei giganti del web – afferma Boccia – proprio perché il problema del minor gettito non lo tocca. Ma adesso, su pressione dei governatori, è diventato più sensibile e la discussione è in atto”.
Peraltro, sottolinea il parlamentare, in base all’autonomia garantita a ciascuno Stato, molti di essi hanno già imposto una tassazione, “in pratica fanno già pagare una sorta di web tax sull’e-commerce”.
Passando dallo scenario statunitense a quello internazionale, Boccia ha poi commentato l’annuncio di ieri del G20, secondo il quale sarà il 2017 l’anno in cui 40 paesi useranno il pugno di ferro per le azioni contro l’elusione fiscale dei colossi del web. “Questa data ci preoccupa – ha detto – perché nel campo dell’economia digitale occorrono interventi immediati per frenare la vera e propria emorragia di perdite finanziarie subite dagli Stati in cui esse operano”.
Il deputato si è appellato al nostro ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, “affinché l’Italia rappresenti in tutte le sedi europee ed internazionali l’urgenza di azioni contro i colossi del web. Dobbiamo aspettare il 2017 per dire a una multinazionale del web di pagare l’Iva come fa un qualsiasi artigiano?”.
Infine Boccia ha preannunciato al Corriere delle Comunicazioni che per il 30 settembre ha organizzato alla Camera dei deputati una conferenza su Economia digitale e Fisco. Si tratta di una delle quattro sessioni della conferenza interparlamentare prevista nell’ambito del semestre europeo a guida italiana. Oltre ai componenti della Commissione bilancio della Ue, è stato invitato a parlare da Boccia il rettore dell’Università dell’Illinois, che fornirà appunto un quadro di come si stanno muovendo gli Usa su queste tematiche.