“Se il governo Renzi è davvero per l’innovazione, domani a Torino il ministro Franceschini proponga ai ministri Ue della Cultura che in Europa l’Iva sui libri digitali sia la stessa dei libri su carta (ovvero il 4% ndr)”. L’appello arriva da Antonio Palmieri, deputato e responsabile Innovazione di Forza Italia. La proposta, spiega Palmieri, “era tra i contenuti della proposta di legge Pdl 2011 per l’agenda digitale. La Francia ci sta provando. Uniamo le forze e facciamo innovazione davvero, passo digitale, dopo passo digitale”.
Nei prossimi giorni Torino ospiterà il summit dei ministri europei della Cultura nell’ambito delle iniziative del semestre italiano di presidenza Ue.
Scopo principale del meeting è di pianificare azioni comuni sul piano culturale, ma all’ordine del giorno sarà di certo anche il “problema” delle diverse aliquote dell’Iva sui libri. Già in passato il ministro della Cultura Dario Franceschini si era schierato a favore dell’abbassamento dell’Iva sugli e-book, e la speranza è che riesca a portare avanti questa tesi e convincendo anche gli altri ministri ad abbracciarla.
A fine agosto, un mese dopo l’approvazione definitiva del Senato del decreto culturache aveva lasciato inalterata l’Iva sugli ebook al 22%, Franceschini aveva fatto intendere che l’obiettivo del governo fosse quella di portarla al 10% ma che l’obiettivo ultimo era il 4%. “Bisogna abbassare al 4% l’Iva degli eBook, equiparandola a quella dei libri cartacei – diceva all’Ansa – Ma serve avviare una battaglia per una posizione comune europea. Equiparare l’Iva è buon senso – dice – ma vorrei ci fosse una posizione comune dei 28 membri”.
Intanto la Corte di giustizia europea ha stabilito che gli Stati membri dell’Ue sono liberi di praticare tariffe diverse per l’Iva sugli eBook rispetto a quella applicata ai libri di carta. Questo permette, di fatto, a tutti i paesi membri di cambiare il regime Iva sui diversi formati di libri senza per questo infrangere la “neutralità fiscale”, concetto che guida le legislazioni nazionali degli stati membri per evitare che il mercato comune sia falsato da diverse aliquote fiscali applicate alle medesime merci.
La citata querelle ha riguardato proprio l’applicazione di un regime diverso a differenti supporti di lettura, partendo dall’assunto che, trattandosi del medesimo prodotto in diverso formato, fosse inaccettabile la decisione di alcuni membri dell’Unione di applicare una Vat specifica al solo libro elettronico. Di conseguenza, nel corso degli ultimi tre anni, il tema è stato più volte fonte di contrasti e disaccordo tra gli Stati membri e la Commissione europea. Il Lussemburgo aveva aperto la strada con la decisione di ridurre l’impostazione sugli eBook dal 15%, aliquota Iva standard, al 3%, seguito a ruota dalla Francia che, nel 2012, aveva disposto un abbassamento dell’imposta dal 19,5% standard al 5,5%.