E-book, pressing di Palmieri (Fi) su Franceschini: “Decidere sull’Iva”

Lettera alla commissione Cultura della Camera: “I libri in formato elettronico producono risparmi e incentivano la diffusione della lettura. Il ministro spieghi come e quando l’imposta sarà equiparata al 4% per la carta e per il digitale”

Pubblicato il 25 Set 2014

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“Dopo che il ministro Franceschini ha dichiarato la necessità di equiparare l’Iva degli e-book a quella dei libri cartacei”, sarebbe importante sapere “con quali modalità e in quali tempi il ministro intenda dare seguito alla intenzione espressa”.

Lo afferma Antonio Palmieri, parlamentare di Forza Italia, che ha inviato su questo tema un’interrogazione alla Commissione cultura della Camera.

“I dati dimostrano – afferma Palmieri nell’interrogazione – che la crisi economica sta incidendo pesantemente anche sulla diffusione dei libri e dei prodotti culturali, e che la diffusione degli e-book produce non solo un risparmio di denaro per i cittadini, ma anche un incentivo alla diffusione del libro e, di conseguenza, della lettura”.

“Il 24 settembre 2014, a conclusione dell’incontro informale con i ministri della cultura dell’Unione Europea – ricorda Palmieri – il ministro dei beni culturali ha affermato l’intenzione di equiparare l’iva imposta alle pubblicazioni digitali a quella dei libri cartacei. La stessa intenzione il ministro ha palesato in una intervista pubblicata lo stesso giorno su un importante quotidiano nazionale”.

Proprio ieri incontrando i giornalisti il ministro Franceschini aveva definito l’attuale situazione “assurda”: “Fa ridere – aveva detto riferendosi all’aliquota Iva del 22% attualmente applicata sui libri elettronici – considerare il libro elettronico come fosse un supporto informatico. Chiederemo ai colleghi l’impegno a superare questo stato di cose, per portare al vertice europeo di novembre una posizione comune e cancellare la disparità”.

“Abbiamo valutato varie opzioni tenendo presente anche lo specifico del contesto italiano – ha proseguito Franceschini – nel quale non si può portare l’Iva dal 22 al 4%, perché l’aliquota del 4% è già in deroga rispetto all’ Europa. Si potrebbe al limite pensare di portarla al 5%, ma riteniamo ragionevole ipotizzare di portarla all’aliquota superiore, quella del 10%”.

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