Settore tecnologico e settore ricerca e sviluppo. Secondo il 51% dei dirigenti sanitari europei sono questi gli ambiti più a rischio a seguito del forte impatto che l’Information technology eserciterà, nei prossimi tre anni, sui modelli di business. È l’esito dello studio “The challenge of speed” condotto dall’Economist intelligence unit per conto di Ricoh. E ancora, il 71% del campione d’indagine – composto da dirigenti di strutture ospedaliere, di aziende produttrici di dispositivi medicali e del settore farmaceutico – ritiene che la propria organizzazione debba mutare davvero in modo rapido, nel lasso di tempo considerato, se vuole essere pronta per il futuro; il 78% dichiara il proprio impegno per far sì che questo cambiamento si concretizzi nel minor tempo possibile. “Dalla ricerca emerge che il settore sanitario sta affrontando la sfida della trasformazione digitale con l’obiettivo di migliorare l’accesso e la condivisione delle informazioni e, di conseguenza, la cura del paziente”.
Parole di Davide Oriani (nella foto), Ceo di Ricoh Italia, che viaggiano di pari passo con quelle di Carsten Bruhn, executive vice president di Ricoh Europe, secondo il quale “i leader del settore sanno che c’è molto da fare e avvertono la necessità di un rapido mutamento”. Al contempo, riprende Bruhn, “anche l’ehealth action plan della commissione Ue evidenzia numerosi ambiti che necessitano di innovazione, dai diritti dei pazienti all’assistenza transfrontaliera al finanziamento di attività di ricerca e sviluppo per garantire che le cartelle sanitarie elettroniche siano compatibili a livello internazionale”.
Nel corso della ricerca – il cui titolo, tradotto, è decisamente eloquente: “La sfida della velocità” – è stato chiesto ai dirigenti in quali aree dovrebbe emergere, imprescindibile, la capacità di adattarsi al cambiamento; per tutta risposta gli interpellati hanno attribuito la medesima rilevanza al miglioramento dei processi legati al core business, all’assunzione di nuovo personale, all’acquisizione e fidelizzazione dei clienti e all’ottimizzazione della supply chain, ovvero la gestione della catena di distribuzione (34%), congiuntamente all’adozione di nuove tecnologie (32%). Ciò nonostante, quando il focus dell’indagine ha riguardato le aree in cui i dirigenti si aspettano di vedere i maggiori cambiamenti nei prossimi tre anni, la risposta più diffusa – che trova d’accordo lo stesso Bruhn: “è senza dubbio questo il punto di partenza” – è stata proprio “migliorare i processi legati al core business”.