LA CRISI

Call center Acea, i sindacati: “Inaccettabile silenzio Marino”

Il nuovo bando di gara della municipalizzata mette a rischio 420 addetti di E-Care che finora gestivano il customer care. Sciotti (Uil): “Impensabile che il servizio venga spostato fuori Roma. Il sindaco intervenga immediatamente”. Azzola (Slc): “Il governo batta un colpo sulla crisi del settore”

Pubblicato il 30 Set 2014

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Si stringe il cerchio sulle sorti del 420 addetti del call center E-care che rischiano di perdere il posto di lavoro, dopo che Acea ha pubblicato il nuovo bando affidamento del servizio di customer care. Scadono oggi i termini di presentazione per accreditarsi alla gara definita – come accusano i lavoratori e i sindacati – al massimo ribasso e senza vincoli territoriali. Elemento quest’ultimo che permetterebbe di spostare il servizio da Roma in altre località, estero compreso. Mettendo, appunto, a rischio oltre 400 persone.

“E’ inaccettabile il comportamento di Acea in merito alla vicenda del call center – dice il segretario regionale della Uil di Roma e del Lazio, Giuliano Sciotti – Stamattina, nonostante oggi scadano i termini del bando pubblico per il riaffidamento del servizio, i vertici della società hanno rifiutato persino di incontrare i 420 dipendenti di E-Care che rischiano di perdere a breve il proprio posto di lavoro”.

E nel mirino finisce anche il sindaco di Roma, Ignazio Marino. “E il sindaco? – prosegue Sciotti – Dov’è Marino in tutto questo? Lo scorso gennaio aveva garantito che nessuno avrebbe perso il posto di lavoro. E adesso? Quali interessi sta tutelando? Non certo quello dei suoi cittadini. Se l’unico criterio di indirizzo del bando resta il risparmio economico, oltre a mettere a repentaglio il posto di lavoro di 420 addetti al servizio si rischia seriamente che lo stesso appalto possa essere affidato fuori dalla nostra città. Acea aprirà più tardi le buste, senza degnare di una risposta i suoi dipendenti!”

Per Sciotti è gravissimo ciò che sta accadendo. “Ricordiamo che Acea è la più grande società appaltante di Roma – evidenzia il sindacalista – Se tutte le aziende usassero gli stessi metodi, ci ritroveremo con un aumento esponenziale di licenziati e disoccupati. Sollecitiamo pertanto il sindaco e la giunta ad intervenire immediatamente, ricordando che Acea è un’azienda del Comune e una società pubblica”.

Nei giorni scorsi i sindacati avevano si erano appellati al primo cittadino affinché chiedesse ad Acea di inserire la clausola di salvaguardia occupazionale nel bando di gara.

Anche i Socialisti Europei puntano il dito contro Marino. “Il silenzio assordante dell’azionista di maggioranza di Acea S.p.a non è più ammissibile. Ignazio Marino deve decidere se difendere i diritti dei cittadini di Roma o fare gli interessi di Acea – dichiara una nota del coordinamento di Roma e Lazio – Oggi scadono i termini del bando pubblico indetto dalla società per l’affidamento dei servizi di call center, e da parte del primo cittadino non c’è stato nessun tipo di intervento”.

“In questo modo – continua la nota – il sindaco si assume una gravissima responsabilità. Come ripetono ormai da giorni i lavoratori dell’azienda E-Care, se l’unico criterio di indirizzo del bando resta il risparmio economico, oltre a mettere a repentaglio il posto di lavoro di 420 addetti al servizio si rischia seriamente che lo stesso appalto possa essere affidato fuori dalla nostra città. Oltre al danno la beffa”.

A rischio ci sono anche i 152 addetti E-Care di Milano, come ricorda Michele Azzola, segretario nazionale Slc Cgil. “La tragedia che sta investendo il settore dei call center non ha fine e nelle prossime settimane la situazione peggiorerà – spiega Azzola – E paradossale che tutte le crisi occupazionali non sono riferibili alla crisi economica ma unicamente all assenza di regole sui cambi di appalto che consente ai clienti di cambiare continuamente fornitore con l unico scopo di abbassare il costo del servizio e aumentare i margini di guadagno delle imprese. E da mesi che ripetiamo che in nessun Paese europeo sta avvenendo quanto accade in Italia prosegue il sindacalista”.

“La Spagna ha introdotto clausole sociali che impongono alle imprese che cambiano fornitore di servizi, di assumere tutto il personale già occupato in quella attività. Solo da noi le resistenze adottate da un pezzo di mondo imprenditoriale impediscono di definire una norma di assoluta civiltà – evidenzia il sindacalista – Sconcerta l’assenza del Governo che si era impegnato a riconvocare il tavolo per la prima settimana di settembre, proprio per affrontare i temi della clausola sociale, e invece ha dimostrato tutta la sua inaffidabilità rispetto gli impegni assunti. Migliaia di lavoratori stanno perdendo in tutta Italia il posto di lavoro, con veri e propri drammi sociali determinati unicamente dalla volontà della politica di non recepire le normative europee che tutelano l occupazione”.

Per il sindacalista, oltre al danno ci sarà la beffa. “Perché i costi sociali causati dall assenza di regole li pagheranno gli italiani con il ricorso agli ammortizzatori in deroga mentre il lavoro si sposterà in Paesi a più basso costo. Invitiamo Renzi e il Governo – conclude Azzola – a venire a conoscere direttamente questi lavoratori e a toccare con mano le tragedie causate dalla mancata volontà di governare. E evidente che il livello di barbarie raggiunto dal mercato non potrà che costringere i lavoratori e le lavoratrici del settore, insieme alle loro rappresentanze sindacali, a mobilitarsi nuovamente e riportare in piazza, in una nuova manifestazione nazionale, le giuste ragioni della protesta”.

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