Il tipo di studi fatti, la qualità dell’università dove ti sei laureato e le imprese private in cui hai lavorato sono fondamentali per scegliere i top manager dell’amministrazione Usa. Barack Obama non ha fatto eccezione alla regola. Il nuovo Chief Technology Officer, il responsabile delle politiche nelle tecnologie dell’informazione dell’amministrazione americana, Megan Smith, è un’ingegnere con un track record stellare.
La nomina, recentissima, conferma l’elevata qualità dei curricula dei personaggi scelti a Washington per gestire le politiche Ict. Smith, infatti, ha una doppia laurea, breve e specialistica in ingegneria meccanica, al Mit di Boston, un’università dove la competizione per l’accesso è tra le più serrate a livello globale, e per ben nove anni è stata vice presidente esecutivo di Google con la responsabilità di sviluppare i nuovi business. Google Maps, Google Earth e Picasa sono alcune piattaforme di cui ha curato, prima, l’acquisizione da parte di Google, e, poi, l’integrazione tecnica nel modello di business dell’impresa di Mountain View. In precedenza era stata Ad di PlanetOut e aveva lavorato nella divisione dei prodotti multimediali di Apple in Giappone. Quindi un Cv marchiato Mit, Google e Apple cioè la migliore università tecnico-scientifica al mondo e le due più importanti imprese tecnologiche del pianeta per capitalizzazione di borsa. La Smith non risulta avesse nessuna tessera o militanza politica manifestata per il partito democratico, né risulta che abbia precedenti esperienze nella PA. Obama ha scelto il meglio avendo a mente l’interesse esclusivo dei contribuenti americani ad avere un Cto capace di produrre e implementare una ambiziosa visione per l’Ict degli Usa. Anche il precedente Cio Steven Van Roekel, vantava un Cv distante anni luce da quelli della PA italica: dal 1994 al 2009 in Microsoft dove è stato responsabile della divisione server e, poi, assistente personale per la strategia di Bill Gates.
La selezione fatta da Obama (David Cameron in Uk ha scelto un curriculum analogo per la guida dell’Agenzia digitale britannica), rilancia il dibattito su quale professionalità debba scegliere un grande paese avanzato per realizzare una ambiziosa e compiuta strategia digitale. In Italia, come anche il governo Renzi ha confermato, si preferisce seguire strade diametralmente opposte puntando più sulla politica che sulla sostanza.
Forse Obama sbaglia a pretendere di avere così tanta qualità al servizio della Casa Bianca, resta però il fatto che, se il Pil Usa galoppa e l’innovazione americana, anche quella della amministrazione pubblica, procede spedita, mentre l’Italia è in recessione da tre anni di fila e non attira investimenti internazionali, la ragione va soprattutto ricercata nella qualità terzomondista della nostra PA.