Google, Facebook, Apple e Amazon dovrebbero pagare più tasse in Europa dal momento che traggono benefici da Internet ma non vi investono. Lo ha detto il vice Chief Executive di Orange, Pierre Louette.
Intervenendo a un panel di discussione nell’ambito del summit Ft/Etno, il top manager della società che fino al 30 giugno si chiamava France Telecom ha ricordato come la sua company abbia costruito l’infrastruttura per Internet, ma ha anche sottolineato che gli Ott (Over the Top) attualmente ne stanno ricavando vasti profitti senza investire alcunché nella rete.
“La riforma fiscale è in preparazione, sta avvenendo un cambiamento” ha aggiunto Louette. “Tutti dovrebbero essere giudicati, sottoposti al Fisco o dotati di sussidi in base a quello che investono in Europa”.
La fiscalità delle Internet companies è un argomento da tempo al centro del dibattito, soprattutto in ambito Ue. È di questi giorni la notizia che l’Unione europea è pronta ad infliggere ad Apple una multa record da diversi miliardi di dollari per gli accordi fiscali in Irlanda. In una lettera inviata a Dublino Bruxelles ha ricostruito le vicende degli accordi fiscali tra la Mela e il governo irlandese tra il 1990 e il 2007, accusando Apple di aver ricevuto aiuti di Stato. L’inchiesta rientra in una più ampia indagine sulle multinazionali e sugli accordi fiscali che hanno ottenuto da alcuni Paesi europei.
E proprio oggi le eurodeputate Silvia Costa e Patrizia Toia (Pd), commentando l’arrivo di multe per alcuni colossi della Rete, hanno sollecitato una regolamentazione europea sulla fiscalità delle Internet companies che consenta l’equità fiscale: la sollecitano oggi le eurodeputate Silvia Costa e Patrizia Toia (Pd), commentando l’arrivo di multe per alcuni colossi della Rete.
“L’annunciata sanzione da parte della Commissione Europea nei confronti di alcune multinazionali tra cui Google e Amazon – ha dichiarato la presidente della Commissione Cultura e Istruzione Silvia Costa – dimostra l’esigenza di regole europee sugli Over The Top. Nel caso di Google infatti è emersa l’accusa di elusione fiscale per non aver pagato le tasse nemmeno negli Usa, mentre per Amazon la Commissione ha introdotto una interessante e convincente interpretazione di illeciti aiuti di stato: sotto tiro è l’Irlanda che insieme al Lussemburgo consente un vero e proprio dumping fiscale e condizioni di sostanziale monopolio ai giganti della rete”.
“Come ho personalmente segnalato al Commissario designato per l’Economia e la Società Digitale Oettinger nel corso dell’audizione congiunta delle Commissioni Cultura e Industria – ha continuato Costa – è ormai inderogabile giungere ad una regolamentazione europea che consenta non solo l’equità fiscale ma anche parità di condizioni della concorrenza tra operatori, e quindi la possibilità di accesso da parte di operatori europei nonché la tutela del pluralismo e della diversità culturale anche prevedendo loro investimenti nei prodotti culturali e creativi europei”.
“Chiediamo al Presidente Juncker – ha dichiarato l’eurodeputata Patrizia Toia – di essere coerente con l’impegno che ha preso, nel discorso di presentazione della Commissione in plenaria a Strasburgo, per il superamento del dumping fiscale in Europa e per una prima armonizzazione della legislazione sul fisco. Non è più possibile mantenere una diversa tassazione tra stato e stato, perché ciò creerebbe una situazione di concorrenza sleale, anche per gli investimenti esteri, ledendo la competitività dell’Unione”.