“Finchè solo i Cio e non i Ceo saranno convinti dell’importanza fondamentale della digitalizzazione non risolveremo mai nulla. C’è un problema culturale). Dobbiamo cominciare a portare i ceo ai nostri convegni dove in genere ci sono solo gli addetti ai lavori…”. “La Pa italiana ha 11 mila ced e un numero incalcolabile di applicazioni: è un caos e razionalizzarlo è il primo passo per avviare un discorso serio sulla digitalizzazione”.
Luca Attias, Cio di Corte dei Conti, si è guadagnato una fama di “pungolo” della Pa digitale, evidenziandone lacune e paradossi, e l’ha confermato con il suo intervento a Capri, stamattina.
“Finchè non razionalizzeremo veramente i data center riducendoli ad un numero accettabile e di qualità sarebbe meglio smettere di sviluppare qualsiasi software. L’Italia ha un numero di ced pari a quello del resto dle mondo”, dice Attias.
“La parte applicativa è quella più complicata perché esiste un numero enorme di applicazioni non interoperabili spesso di bassa qualità con dati molte volte inutilizzabili, molte delle quali fanno le stesse cose in modo diverso quando dovrebbero essere tutte centralizzate in cloud. Recuperare questa situazione è impresa proibitiva.
Questa situazione non è responsabilità solo della domanda ma anche dell’offerta…”, dice Attias, secondo cui c’è, alla base di tutto, un problema culturale. “Il Re è nudo”, dice Attias. Ma non è una missione impossibile, conclude Attias, secondo cui Renzi ce la può fare a “rottamare” la vecchia mentalità analogica che ancora alberga tra dirigenti della Pa e tra molti Ceo italiani. Il primo passo- ribadisce Attias- è cambiare la governance del digitale nella pubblica amministrazione.
Come? “Cominciando dalla governance dell’Agenzia per l’Italia digitale, che ora è un caos”, aggiunge al nostro sito Attias, facendo eco alle parole di Delrio.