“Alle figure istituzionali che mi hanno a suo tempo proposto di entrare a far parte dell’Agcom ho dato la mia disponibilità sottolineando che il rispetto della legge e la tutela dell’interesse pubblico sarebbero state le uniche guide del mio operato” ha fatto sapere Francesco Posteraro, commissario Agcom -. Non posso quindi trattenere meraviglia e amarezza nel leggere su la Repubblica di sabato 4 ottobre, in un articolo di Giovanni Valentini, una ricostruzione in chiave politica di una decisione che l’Autorità ha adottato esclusivamente sulla base delle norme di legge vigenti”. L’Agcom è un’autorità amministrativa indipendente: i suoi componenti sono – o dovrebbero essere – del tutto autonomi da interessi di parte, politici o economici che siano. Della mia correttezza e indipendenza fanno fede, a tacer d’altro, trentatré anni spesi al servizio della Camera dei deputati, molti dei quali in stretta collaborazione con presidenti di assai diverso orientamento politico”.
La nota di Posteraro si inserisce nel dibattito sul nuovo regolamento approvato dall’authority per il canone frequenze che dovrà essere pagato dagli operatori di rete. Una delibera che ha gettato lo scompiglio nel mondo televisivo sollevando polemiche sia di ordine politico sia di ordine giuridico.
I riflettori sono ora puntati sul ministero dello Sviluppo che dovrà dar seguito alla delibera Agcom ed escogitando una strategia che però non comporti danni per l’erario.