Google è al lavoro su un progetto finora top-secret per sviluppare schermi televisivi giganti creati dall’unione di più pannelli modulari e quindi modificabili a piacere nella forma e nelle dimensioni. Lo svela il Wall Street Journal, spiegando che nei laboratori segreti di BigG, chiamati Google X, i ricercatori stanno lavorando su display giganti “composti da schermi più piccoli che si collegano insieme come Lego, per creare un’immagine senza soluzione di continuità”. La struttura modulare consente di ottenere maxi schermi di diverse forme e dimensioni, semplicemente spostando i moduli.
A capo del progetto c’è Mary Lou Jepsen, ex docente del Massachusetts Institute of Technology, che è stata co-fondatrice del progetto One Laptop Per Children (poi fallito), per affidare laptop a decine di milioni di bambini nei Paesi poveri, ed ha co-fondato tre startup impegnate nella tecnologia dei display. La più recente, Pixel Qi, è specializzata in display a basso consumo energetico che possono essere letti sotto la luce diretta del sole. Adesso Jepsen dirige la divisione display all’interno di Google X, con un team che comprende ingegneri di Samsung e Qualcomm.
“Da piccola adoravo giocare con le luci colorate e sto continuando a farlo” ha detto la docente a una conferenza nel 2013. E, secondo il suo sito, all’inizio degli anni Novanta ha creato un sistema per proiettare video sulla Luna, poi abbandonato.
Del suo progetto non si conoscono ancora i dettagli, in particolare non sono note le dimensioni dei moduli, le potenziali misure del display gigante né si sa perché Google sia interessato a questo tipo di prodotto.
Di fatto i display giganti esistono già, per esempio negli stadi, nei cartelloni digitali e nei video wall. La novità del progetto di Google X è che si potrebbe crearli e modificarli a piacimento nella forma e nelle dimensioni e che i moduli (sorta di Lego digitali) con cui sarebbero assemblati consentirebbero comunque di vedere un’immagine “seamless”, senza soluzione di continuità, come se si trattasse di un’unica immagine.
Nonostante queste anticipazioni, il progetto resta sostanzialmente segreto anche a causa di questa criticità: “La grande sfida sotto l’aspetto elettronico e del software è riuscire a “cucire” insieme i moduli” sostiene una delle fonti anonime interpellate dal Wsj.
Secondo le indiscrezioni, Google X potrebbe ricorrere all’aiuto di Gecko Design, un’azienda di ingegneria meccanica e product design il cui laboratorio di ricerca è stato acquistato da Google ad agosto.