Sono ancora bloccate le nomine dei componenti del Comitato d’Indirizzo e il motivo, a quanto risulta al nostro giornale, è un dubbio interpretativo sullo Statuto dell’Agenzia per l’Italia Digitale. A seconda delle interpretazioni, il numero delle persone da nominare può variare di una decina circa. Gli uffici legali della presidenza del Consiglio stanno cercando già da due settimane di sbrogliare la matassa.
Ecco quello che si legge nello Statuto:
“Il Comitato di indirizzo (di seguito: Comitato), nominato con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri o del Ministro da lui delegato, e’ composto da un rappresentante della Presidenza del Consiglio dei Ministri, un rappresentante del Ministero dello sviluppo economico, un rappresentante del Ministero dell’istruzione, dell’universita’ e della ricerca, un rappresentante del Ministro per la pubblica amministrazione, un rappresentante del Ministero dell’economia e delle finanze e da due rappresentanti designati dalla Conferenza Unificata e dai membri del Tavolo permanente per l’innovazione e l’Agenda digitale italiana, tutti in possesso dei requisiti di qualificazione professionale previsti dall’art. 21, comma 2 del decreto istitutivo. Ai componenti del Comitato di indirizzo non spetta alcun emolumento, indennita’ o rimborso spese”.
Il rappresentante della Presidenza del Consiglio dei Ministri sarà anche il presidente del Comitato e, come annunciato già a luglio dal Governo, sarà Stefano Quintarelli.
Il dubbio interpretativo è su questa frase: “dai membri del Tavolo permanente per l’innovazione e l’Agenda digitale italiana”. Non è chiaro che cosa si intenda e sono possibili tre interpretazioni: a)ci devono essere in tutto due rappresentanti designati dalla Conferenza Unificata e dai membri del Tavolo; b)devono essere due rappresentanti più due; c)ci devono essere tutti i membri del Tavolo (una decina).
La parte sul Comitato di Indirizzo è stata trasposta nello Statuto dalla norma primaria, che è il Decreto del Fare. Qui il testo uscito dal Consiglio dei Ministri non conteneva la frase “dai membri del Tavolo permanente per l’innovazione e l’Agenda digitale italiana”, che è frutto di un emendamento presentato dallo stesso Stefano Quintarelli durante la fase di conversione in legge (a quanto si può appurare da qui). In realtà l’emendamento di Quintarelli diceva che nel Comitato ci dovevano andare “i membri del Tavolo”, quindi era chiaro che dovessero esserci tutti. Nel processo legislativo la frase è stata però cambiata, lasciando un’ambiguità.
Al momento non sono chiari i tempi necessari per sciogliere il busillis. Quintarelli, raggiunto dal nostro giornale, ha ritenuto di non commentare.