Le startup italiane impegnate nello sviluppo urbano e nella creazione di smart cities hanno un’opportunità in più, in arrivo direttamente dalla Silicon Valley: l’opportunità si chiama Tumml, è una società no profit basata a San Francisco, fondata da un team di giovanissimi, e funge da incubatore per giovani companies impegnate appunto in servizi destinati a migliorare le nostre città e metropoli, per esempio nel settore della raccolta rifiuti, della mobilità o del disagio sociale. La prossima call per la presentazione dei progetti scade il prossimo 24 ottobre. “Saremmo estremamente lieti di accogliere startup italiane nel nostro incubatore” dice la Ceo Clara Brenner parlando al Corriere delle Comunicazioni nel corso di una ampia intervista su startup e smart cities che sarà pubblicata sul prossimo numero del giornale in uscita il 20 ottobre. “Finora non abbiamo mai ‘coltivato’ imprese nate in Italia – aggiunge – ma saranno le benvenute nella misura in cui presenteranno progetti scalabili, ovvero in grado di essere ampliati e/o replicati in altre città del mondo. L’Italia ha certamente problemi simili a quelli degli altri centri urbani: traffico, inquinamento, trasporti, più la complicazione dei regolamenti amministrativi. Qualsiasi Paese può dare il suo contributo a far diventare le nostre metropoli più smart”.
Nata da un’idea di studenti universitari del Mit (Massachuttes Institute of Technology) interessati a lavorare sul tema dell’urban development, Tumml è oggi un urban venture accelerator impegnato a garantire a startup e neo-aziende consumer o B2B, decise a sviluppare il proprio business intorno alle sfide dell’innovazione urbana, un investimento seed, l’affiancamento di mentor, spazi di lavoro e collegamenti con potenziali investitori.
“Ci siamo resi conto – spiega Brenner – di quali fossero le sfide in campo per chi si muove su questo terreno: innanzitutto abbiamo verificato che le startup impegnate nell’urban development hanno meno della metà delle possibilità di reperire finanziamenti rispetto ad altri tipi di startup, perché lavorano su prodotti fisici, quali per esempio le biciclette se si occupano di bike-sharing, o le auto se fanno car-sharing, o le macchine per lo smaltimento rifiuti. È chiaro che comportano investimenti più costosi e a rischio rispetto a quelli limitati alla mera tecnologia, come può essere lo sviluppo di un’app. Inoltre le “urban startup” hanno il doppio delle possibilità di doversi collegare e interagire con leader della società civile ed esponenti governativi e devono affrontare un’intricata matassa di regolamenti e regole. Il nostro incubatore vuole aiutare gli startupper a sostenere queste sfide”.
La call per entrare in Tumml è internazionale e avviene due volte all’anno (l’ultima appunto è in scadenza il 24 ottobre). È necessario compilare un questionario online sul sito della società ww.tumml.org https://angel.co/tumml-winter-2015-cohort/apply: seguiranno 4 round di interviste con i membri di Tumml, in loco o su Skype, e dopo circa un mese l’incubatore prenderà la sua decisione, scegliendo i migliori. A chi supera la prova viene offerto un investimento seed di 20mila dollari, accesso gratuito agli uffici per 4 mesi, incontri settimanali periodici con i mentor (personaggi del mondo dell’imprenditoria che offrono il proprio supporto gratuitamente) e una giornata finale dove gli startupper possono presentare la propria azienda attraverso il classico pitch. Non è compreso alcun rimborso per vitto e alloggio negli Usa.