Un prestito da 120 milioni di euro per azzerare le pendenze con viale Mazzini e conquistare l’indipendenza finanziaria tanto importante in vista dell’Ipo. Così Rai Way, la società controllata dalla Rai che gestisce le torri di trasmissione della Tv di Stato, ha trovato la soluzione con una gara pubblica, individuando un pool di banche, di cui la capofila è Mediobanca, e che comprende Intesa Sanpaolo, Bnp Paribas e Ubi Banca, per la concessione del prestito da rimborsare in 5 anni e una linea revolving da 50 milioni di euro.
Intanto prosegue il percorso che dovrebbe portare la società alla quotazione in Borsa entro la fine dell’anno, e la cessione sul mercato di una quota di minoranza.
Lunedì la società ha nominato il quarto consigliere indipendente, la manager esperta in Tlc Anna Gatti, che si affianca a Joyce Bigio, Fabio Colasanti e Patrizio Messina, completando il board a sette che vede alla presidenza Camillo Rossotto, nella carica di amministratore delegato Stefano Ciccotti, e come consigliere non esecutivo Salvatore Lo Giudice.
Alla vendita di Rai Way sono fortemente contrari i sindacati, che nelle ultime ore hanno incontrato Antonello Giacomelli, sottosegretario con delega alle comunicazioni.
“I vertici della Rai – affermano in una nota Slc Cgil, Uilcom Uil, Ugl Telecomunicazioni, Snater e Libersind-ConfSal – hanno sempre fatto passare l’operazione Rai Way come una compensazione economica per l’uscita dei 150 milioni di euro privando, di fatto, le parti sociali di qualsiasi confronto sulla vera operazione di revisione complessiva del servizio pubblico, al punto di non presentare neanche il Piano Industriale di Rai e Rai Way. Il sindacato ha chiesto al Sottosegretario di fermare l’operazione di vendita di Rai Way, al fine di aprire un confronto per una vera valorizzazione dell’asset e per giungere ad una riforma del sistema radiotelevisivo e delle reti – conclude la nota – che abbia la profondità e la coerenza necessaria per portare il nostro paese agli standard europei”.