Quasi una nota a pie’ di pagina che rischia di trasformarsi a breve in una rivoluzione. Presentando i nuovi iPad Air 2 e iPad mini 3 Tim Cook e i suoi manager hanno illustrato molte delle funzionalità ma non tutte. Una di queste potrebbe avere conseguenze potenzialmente rivoluzionarie sul mercato della telefonia mobile: si chiama Apple Sim ed è in pratica la logica evoluzione delle premesse di Steve Jobs al lancio dell’iPhone prima (2007) e poi dell’iPad, nel 2010.
In pratica, solo negli Usa e in Gran Bretagna per adesso, Apple ha stretto accordi con quattro operatori (AT&T, Sprint e T-Mobile negli Usa, EEE in Gran Bretagna). I nuovi iPad sono dotati di una Sim creata da Apple che permette di cambiare operatore al volo utilizzando semplicemente una funzione del menu dell’iPad, senza bisogno di rimuovere fisicamente la scheda dall’apparecchio.
Apple presenta due possibili usi: il cambio tattico di operatore per gli utenti di un paese che ha più di un carrier associato, oppure la possibilità di cambiarlo al volo quando si va in vacanza o in viaggio di lavoro in un altro paese. Non sono chiari i costi del cambio e le tipologie di tariffe che i quattro operatori sinora coinvolti in questa connettività solo dati hanno presentato sul mercato, per è evidente che la fedeltà degli utenti agli operatori in questo modo verrebbe ulteriormente ridotta. Non è ancora chiaro neanche se è stato definito uno standard e quindi altri fabbricanti di apparecchi telefonici potranno utilizzare lo stesso meccanismo, magari stringendo patti con gli operatori, oppure se si tratta di una tecnologia proprietaria di Apple. Il Corriere delle Comunicazioni ha potuto parlare con alcuni manager di Apple che hanno chiarito tuttavia alcuni dei passaggi di Apple Sim.
Il primo è che la tecnologia è compatibile solo con i nuovi iPad e con i piani solo dati. Apple sul momento non ha intenzione di commercializzare la Apple Sim separatamente dagli iPad, né di estendere la tecnologia agli iPhone 6. Non c’è neanche una roadmap per quanto riguarda gli accordi con gli operatori. Sul momento solo Gran Bretagna e Stati Uniti potranno utilizzare questa modalità di cambio operatore rapido dalle preferenze di sistema dell’iPad.
Sul motivo per cui Tim Cook e i suoi non ne abbiano parlato in pubblico ci sono varie opinioni. Da un lato si tratta in effetti di una funzionalità per adesso implementata solo in modo parziale (due paesi rispetto ai più di 40 in cui viene commercializzato l’iPad) anche se va detto che da sempre le novità anche esclusive per il mercato statunitense vengono annunciate da Apple indipendentemente dalla disponibilità per gli altri mercati. Un’altra considerazione è relativa alla quantità piuttosto elevata di informazioni che Apple ha compresso in un keynote di 80 minuti: presentazione di due computer, due iPad, aggiornamenti di software e di due sistemi operativi, più alcune parti relative a tecnologie di base e cloud. Non c’era semplicemente tempo per sottolineare tutto e per questo Cook ha tralasciato integralmente il discorso di Apple Sim.
Questa idea, che è anche la più plausibile, stona però con l’attenzione che l’azienda e soprattutto il suo fondatore, Steve Jobs, hanno sempre messo sul tema della connettività e del rapporto con gli operatori. Venendo dal mercato della tecnologia personale Apple ha sempre visto il telefono e il tablet come computer più che come strumenti di comunicazioni, rifiutando il ruolo subalterno che molti fabbricanti di apparecchi telefonici nel tempo hanno avuto rispetto alle telco, e riuscendo a spuntare contratti di distribuzione in esclusiva notevolmente a vantaggio di Apple, al tempo stesso evitando di menomare le funzionalità del telefonino a richiesta delle telco o di personalizzarlo con loghi e splash screen dedicati.
Per questo Steve Jobs, a un certo punto dopo il lancio della terza generazione di iPhone, aveva cercato di forzare la mano ai consorzi che sovrintendono agli standard per il 2G e il 3G, chiedendo che la Sim potesse venire completamente eliminata e sostituita da un certificato digitale, da una Sim virtuale sopra un chip. Una richiesta giustificata dal bisogno di ridurre ulteriormente le componenti e “comprimerne” un numero sempre maggiore dentro il telefono, ma che in realtà ha creato scompiglio tra le fila delle telco, che considerano la Sim la loro vera roccaforte, centro di pagamenti e di identità degli utenti, e non vogliono rischiare di perderne il controllo virtualizzandola.
Una scelta che, secondo alcuni analisti, avrebbe anche potuto aprire la strada a una Apple operatore mobile virtuale di telefonia, e quindi alla creazione di un super-iPhone con tariffa unica in tutto il pianeta, realizzato acquistando all’ingrosso dai vari operatori la connessione dati, i messaggi e i minuti voce. Un po’ come in parte ha fatto Amazon con i suoi Kindle, che hanno una Sim i cuoi costi sono a carico dell’azienda (che si rivale sui costi di trasferimento degli acquisti fatti “over the air”). Un piano che all’epoca era sembrato impossibile, bloccato sul nascere dalle compagnie telefoniche e dagli enti che certificano gli standard.
Il piano buttato in malo modo fuori dalla porta sembrerebbe però rientrato dalla finestra: se con la Apple Sim l’azienda di Cupertino voglia solo estendere i servizi che offre ai suoi utenti oppure abbia intenzione di perseguire la strada delle MVNO e diventare l’unico interlocutore per i suoi utenti, è cosa che si vedrà abbastanza presto.