Spettro, la Ue torna alla carica. E chiama a raccolta l’industria
e i governi per una serie di audizioni che puntano
all’elaborazione di nuove regole per l’armonizzazione delle
frequenze in Europa.
Mentre negli Stati Uniti si consuma il braccio di ferro tra il
regolatore, la Fcc, e le aziende di broadcasting che non intendono
cedere (se non a caro prezzo) le frequenze acquistate, sul tema
scarsità di onde radio l’Europa si rimbocca di nuovo le maniche
dopo esser stata costretta a cedere la gestione agli Stati. E si
prepara a dar battaglia, a cominciare dalla porzione di banda (dai
790 ai 862 MHz) che la Commissione Ue ha assegnato, a novembre
2009, ai servizi di tlc mobili. Prossimo appuntamento, con aziende
e governi, un summit e una serie di audizioni già ipreviste entro
9 aprile. I pareri saranno inseriti nella proposta finale della
Commissione, che dovrebbe prendere forma entro la fine
dell'estate.
Ma se negli Usa i grandi broadcaster non cedono sulle frequenze, la
guerra è simile anche in Europa dove, finora, la transizione al
digitale terrestre non ha dato i frutti sperati. E lo spettro
disponibile spesso provoca interferenze in applicazioni e servizi
che contribuiscono per circa 300 miliardi di euro al prodotto
interno lordo europeo. Mentre un uso ottimale dello spettro
consentirebbe di stimolare l'innovazione e aiutare l'Ua a
fornire l’accesso universale a banda larga previsto entro il 2013
su tutto il territorio.
La Commissione Ue ha elaborato dunque una serie di domande da
rivolgere ai governi e alle aziende: sono sufficienti le frequenze
attualmente disponibili per i servizi di Internet a banda larga,
considerando che la Ue vuole coprire l’intero territorio entro il
2013? Qual è l’uso ottimale dello spettro da parte delle Pmi?
Fino a che punto una gestione delle spettro coerente può
avvantaggiare lo sviluppo di servizi paneuropei? Serve che la Ue
adotti adottare ulteriori provvedimenti per garantire che le
frequenze liberate dalle tv con il passaggio al digitale (il
“dividendo digitale”) vengano assegnati ad altre tecnologie,
Internet wireless in particolare?
"La consultazione – dice l’esecutivo Ue in una nota – ci
aiuterà a elaborare un programma di politiche dello spettro radio
da presentare entro la prima metà del 2010 al Parlamento e al
Consiglio europeo".
In realtà gli Stati hanno totale autonomia sulla gestione dello
spettro. Il che, dice la Ue, pone più di un ostacolo allo sviluppo
del mercato interno, in particolare per le Tlc. "Non ha senso
rinunciare a un coordinamento – dicono dalla Commissione -.
L'idea è quella di introdurre una maggiore coerenza anche se
l'immissione di frequenze sul mercato rimane una decisione
tipicamente nazionale".