Lo Sblocca Italia? Bravi, era ora, ma adesso per favore il bis. Possiamo riassumere così la reazione dell’industria tlc all’arrivo del decreto. Modesto entusiasmo, braccia conserte nella speranza che il meglio debba ancora venire. Insomma, gli operatori telefonici guardano soprattutto avanti: per prima cosa, alla conversione del decreto in legge (in corso, quando scriviamo), dove proveranno a introdurre migliori e aggiunte. Tutto questo è in realtà un tassello che fa parte di un quadro più grande, perché sono numerosi gli aiuti di cui gli operatori telefonici hanno bisogno per la grande missione che attende nei prossimi anni: dare all’Italia una banda ultra larga degna di questo nome, “a prova di futuro”, da qui al 2020. Come vuole l’Agenda digitale europea, insomma: 30 Megabit a tutti e 100 Megabit al 50% della popolazione, con reti fisse o wireless. Guarda a questi due obiettivi l’articolo “digitale” dello Sblocca Italia, il sesto, che appunto si chiama “Agevolazioni per la realizzazione di reti di comunicazione elettronica a banda ultra larga e norme di semplificazione per le procedure di scavo e di posa aerea dei cavi, nonché per la realizzazione delle reti di telecomunicazioni mobili”. “È un momento molto complicato per il mercato tlc, in forte calo nel 2013; e il 2014 finora conferma la tendenza. Nello Sblocca Italia c’è una parvenza di via d’uscita: per la prima volta, vediamo l’affermazione di principio secondo cui le infrastrutture banda larga sono strategiche per il Paese”, commenta Cesare Avenia, presidente di Asstel. I commi sul credito d’imposta però sono tali da impedire al momento una stima sul loro impatto, secondo Avenia e secondo gli operatori: “Peccato che a questa affermazione di principio si accompagni la previsione di decreti attuativi, a 90 giorni, che dovremo aspettare perché arrivino in effetti gli incentivi”. Di positivo c’è che, a quanto risulta alla stessa Asstel, la copertura sia stata già trovata. Ma ci sono anche altre incognite. Per prima cosa, il decreto stesso definisce il credito d’imposta una “sperimentazione”, di durata limitata, “fino a dicembre 2015”, laddove gli attuali piani degli operatori arrivano al 2016. Secondo, c’è incertezza anche su quali saranno le modalità attuative di questi incentivi. Il testo si presta ad alcune interpretazioni, infatti. Lo conferma Cristoforo Morandini, di Between: “Il credito di imposta si applica per gli interventi che non sono oggetto di contributi a fondo perduto e per interventi già approvati entro il 31 luglio 2014. Mentre il primo aspetto è di facile applicazione, il secondo presenta un maggiore livello di arbitrarietà e si potrà prestare a qualche discussione. A maggior ragione se si somma al fatto che le aree interessate non devono essere oggetto di prevedibili investimenti da parte di privati nei prossimi due anni dall’entrata in vigore del decreto”. “Qualche ulteriore nodo da districare si intuisce facilmente nel punto 7-quater che esclude le aree in cui sono già presenti infrastrutture idonee e operi almeno un operatore, limitando, inoltre, i finanziamenti ad un unico beneficiario”. Tutto questo considerato, “se avremo una buona legge, tutti gli operatori avranno una motivazione forte a rivedere i piani. Ma al momento è una scommessa: se fai un decreto legge con attuativi, l’azienda si chiede se passa e quando”. “Credo che nel 2015, per effetto di questa legge, gli operatori aumenteranno un poco la quota di investimenti sui ricavi, ora al 16%”, dice Avenia. “Le agevolazioni fiscali dello Sblocca Italia consentono un aumento del tasso di ritorno interno degli investimenti in fibra ottica del 2,5%-3,5%”, aggiunge il presidente di Cassa depositi e prestiti Franco Bassanini.
Conferme vengono dalle dichiarazioni di Aldo Bisio, Ad di Vodafone Italia: “Stiamo facendo la nostra parte investendo ingenti risorse nonostante un ritorno stimato in 8-10 anni. Ma da soli non possiamo farcela. Serve condividere l’orizzonte industriale”.
Sono chiare e senza dubbio positive, invece, le semplificazioni presenti nello Sblocca Italia: il via libera alla posa aerea dei cavi per la fibra ottica; la possibilità di fare piccole modifiche, senza bisogno di autorizzazione, agli impianti di reti mobili per il 4G. Si noti come il decreto, anche con questa coppia di semplificazioni, guardi a un futuro in cui non solo la fibra ma anche la rete mobile servirà a raggiungere gli obiettivi dell’Agenda digitale. “Grazie alla posa aerea sarà più facile portare la fibra negli appartamenti. Alcuni operatori potrebbero quindi rivedere i propri piani, ora centrati invece sul fiber to the cabinet. Sappiamo che il fiber to the home funziona comunque meglio”, aggiunge Avenia: “L’altra semplificazione servirà invece a sviluppare reti 4G riutilizzando tralicci già installati e magari dotarli di hot spot wifi. Nell’ottica di reti eterogenee”. Il problema è un altro: le semplificazioni stanno arrivando troppo con il contagocce. Ce ne sono tante che l’industria attende da anni, per esempio le misure sull’elettrosmog, sull’uso di materiali innovativi per il ripristino low cost dell’asfalto dopo gli scavi.
L’altra faccia della medaglia è che la speranza non è mai stata così alta. Vari elementi infondono fiducia nell’industria. Un po’ perché sembra consolidarsi nel Governo l’idea che dalla crisi si esce grazie all’Ict; un po’ perché stanno arrivando i fondi (europei, nazionali, regionali) della programmazione 2014-2020 con cui è possibile dare una svolta all’Agenda digitale. Tuttavia l’attenzione deve restare alta, perché tutte queste partite vadano nel verso giusto.