J’accuse del Garr: “Presidi burocrati, non vogliono la banda larga nemmeno gratis”

Su 260 istituti del Sud solo 40 hanno deciso di aderire alla rete in fibra messa a disposizione dal consorzio. Il direttore Enzo Valente: “Dirigenti scolastici incapaci di capire il valore che Internet può dare alla scuola”. E sul Miur: “Non c’è stato il giusto coordinamento”

Pubblicato il 22 Ott 2014

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“La colpa? Dei dirigenti scolastici ignoranti”. Nelle parole di Enzo Valente, direttore del Garr, c’è tutta l’amarezza per un progetto considerato strategico per l’innovazione scolastica ma che rischia di naufragare: quello del collegamento in fibra ottica a 100 mega nelle scuole del “Regioni della convergenza” (Sicilia, Calabria, Puglia e Campania) tramite, appunto, la rete Garr, infrastruttura di rete a banda ultralarga dell’istruzione e della ricerca. Un’iniziativa del valore di 6 milioni di euro a cui però hanno deciso di aderire solo 40 istituti secondari superiori su un totale di 260. Le risorse sono state reperite da i 46,5 milioni del progetto Garr-X nato per ammodernare le reti in fibra ottica del Sud.

Valente si è fatto un’idea del perché di questi rifiuti?

Magari fossero stati dei rifiuti, nella maggior parte dei casi non ci sono nemmeno arrivate le risposte. Negli altri casi i motivi del “no” erano di tre tipi: ci scuole che hanno detto chiaramente di non volere la rete; quelle che non hanno tremila euro e quelle alle quali basta un Adsl in rame che collega a malapena la segreteria con il resto del mondo. La responsabilità è tutta dei presidi che considero ignoranti in innovazione e dunque incapaci di comprendere il valore aggiunto che la rete Garr può dare alla scuola. Non si tratta infatti di ricevere mera connettività, ma di essere inseriti nel sistema europeo e mondiale della ricerca e dell’università. Il punto che i nostri dirigenti scolastici si muovono solo se arriva una circolare ministeriale che li obbliga a fare qualcosa…

Eppure la “Buona Scuola”, il progetto di riforma del governo, punta molto sulla connettività: il punto 8 parla di piani di co-investimento per portare banda larga e wi-fi nelle aule e di sviluppare servizi di didattica digitale all’avanguardia. Il Miur sta spingendo molto su questo fronte…

Guardi, un conto sono gli annunci, un conto la messa in partica. Credo che rispetto a questo nostro progetto non ci sia stato il giusto coordinamento all’interno delle stesso ministero. E dubito anche che il ministro Giannini ne sapesse qualcosa. Di questo scollamento ne abbiamo pagato le conseguenze noi, ma soprattutto la scuola italiana che – di questo passo – avrà poche chance di diventare “buona”.

Il vostro progetto prevedeva anche un costo per le scuole. Questo potrebbe essere uno dei motivi che ha portato a snobbare i 100 mega del Garr?

Gli istituti avrebbero dovuto pagare circa 3mila euro l’anno come canone di manutenzione, molto meno di quanto paga in media per il servizio Adsl di qualunque operatore che è di circa 20mila euro. Detto questo, è mia opinione che anche i rappresentanti del Miur potrebbero spiegare alle scuole che il Garr non è un’azienda di commercio qualunque che fa profitti, ma una società di ricerca senza scopo di lucro che persegue il bene comune. In qualche caso sicuramente basterà parlare con i dirigenti scolastici, in altri invece si dovranno aiutare le scuole economicamente per poter pagare il canone di manutenzione annuale della fibra ottica del Garr, considerando che molte scuole chiedono ai genitori degli alunni il rifornimento di carta per le fotocopie e, a volte, anche di carta igienica. Si parla tanto di fare buon uso del fondi pubblici, invece…

Invece che succederà?

Se i sei milioni di euro non verranno spesi per il servizio proposto entro il 31 marzo 2015 andranno persi. Sprecati. Le pare che questo Paese si può permettere di farlo?

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