INTERNET

Giacomelli: “Dagli Ott grandi opportunità per l’economia europea”

Il sottosegretario alle Comunicazioni in un’intervista a Wired: “I nostri modelli di impresa devono essere ridefiniti alla luce del digitale”. Internet governance: “Serve una Rete multistakeholder. L’Europa parlerà con una voce sola”

Pubblicato il 23 Ott 2014

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Non una minaccia ma un’opportunità. Antonello Giacomelli considera così gli Ott, le grandi web company che stanno rivoluzionando l’economia. In un’intervista a Wired il sottosegretario alle Comunicazioni sottolinea che anche i modelli europei di impresa devono ridefinire se stessi alla luce del digitale.

“Consideriamo la rete e i suoi protagonisti una straordinaria opportunità – evidenzia Giacomelli – Deve esserci la disponibilità di ogni soggetto a ridefinire se stesso rispetto ai nuovi linguaggi e alle nuove forme di interazione. Vivere la rete come un pericolo o una minaccia da esorcizzare o da combattere, è come immaginare di poter fermare il futuro”.

Secondo il sottosegretario il punto di partenza “è la valutazione della straordinaria opportunità che la rete rappresenta”. “Noi abbiamo scelto di dedicare il consiglio informale del semestre italiano di presidenza della Ue al futuro della governance di Internet – dice – A Milano abbiamo detto che l’Europa deve essere protagonista di questo processo, in modo unito e con una voce sola”.

Una posizione che ha convinto anche il numero uno di Icann. “Fadi Chehadé – prosegue – ci ha scritto una lettera molto positiva, in cui riconosce con favore la posizione europea e saluta la possibilità di interlocuzione. Crediamo in questo modello di governance e nella sua evoluzione, piuttosto che in un modello simile all’Onu”.

In questo senso Giacomelli non esclude nemmeno che l’Icann possa trasferirsi in Europa. “Sono convinto che il modello vincente di gestione sarà partecipativo, o come definito da Netmundial, la dichiarazione di San Paolo del maggio scorso, multistakeholder – sottolinea – L’Europa non è solo un mercato ma è un protagonista politico che vuol dialogare con gli Stati Uniti”.

“Il 12 novembre sarò a Washington per incontri con l’amministrazione americana su questo tema – annuncia – Occorre trovare un collegamento tra la discussione sulla neutralità della rete che negli Usa sta appassionando quattro milioni di americani, intervenuti nella consultazione aperta dalla Fcc, e i temi della persona, della privacy, della rete non solo come spazio commerciale ma di affermazione dei diritti”.

Focus anche sulla net neutrality. Giacomelli difende l’idea della rete libera, aperta, unitaria, partecipativa, multistakeholder. “Un ecosistema rivolto a chi deve ancora entrarvi piuttosto che a salvaguardare le posizioni di chi c’è già. Di un luogo dell’opportunità. Se adottiamo l’ottica dei diritti del cittadino, tutto ne discende in modo logico”.

Sul conflitto tra telco e Ott, il sottosegretario ribadisce:Dobbiamo far sì che gli over the top contemperino la necessità di sviluppare il loro business con la disponibilità, al tempo stesso, di far crescere il sistema generale. La declinazione di mercato secondo la cultura europea prevede una responsabilità dell’impresa.

“Gli over the top non sono una minaccia. Questo tema appartiene a tutti e deve far cambiare anche l’atteggiamento europeo. L’illusione che l’affermazione di una responsabilità condivisa sia di per sé sufficiente perché i player europei, come i produttori di contenuti, sopravvivano, è un errore. I modelli europei di impresa devono ridefinire se stessi alla luce del digitale, l’eccezione culturale non può essere il paradigma del nostro approccio”.

Il sottosegretario affronta anche il piano banda larga. “La principale differenza rispetto al passato è che si tratta di un piano nazionale. Innanzitutto vi è una ricognizione delle risorse pubbliche e private disponibili – spiega Quindici miliardi da qui al 2020, tra fondi europei, finanziamenti che non incidano sul patto di stabilità, da attivare attraverso la collaborazione con la Banca europea degli investimenti, investimenti privati. Inoltre c’è una descrizione della nuova disciplina che stiamo introducendo, con la predisposizione degli edifici, l’abbattimento di oneri, il catasto delle reti”.

Riassumendo, il piano indica le risorse, gli strumenti e gli obiettivi, che puntano cogliere per l’Italia le indicazioni dell’agenda digitale 2020: ovvero il 100% della popolazione con accesso internet a 30 megabit, e il 50% abbonato a un servizio ultraveloce, ad almeno 100 Mbps. “Abbiamo voluto che fosse la presidenza del Consiglio a coordinarlo, anche per rendere chiaro che questa è una priorità del governo”, ricorda.

Stupito che non le abbia chiesto nulla della Rai?

“Credo sia la prima volta che accade in un’intervista. Sono preoccupato. Non vorrei che lei fosse stato distratto dalle piccolezze di cui abbiamo discusso, tanto da perdere di vista gli assetti di potere in Rai.

“Scherzi a parte, in realtà la Rai dovrebbe essere pienamente presente nei ragionamenti che abbiamo fatto. Il servizio pubblico permette accesso a questi nuovi linguaggi, colma il digital divide culturale. E ancora, come sarà capace di trasformarsi in produttore di contenuti su più piattaforme? Purtroppo esiste un divario, uno scarto.

“Da noi si parla degli assetti della Rai, negli Stati Uniti quattro milioni di persone partecipano al dibattito della Fcc sul futuro della rete. Credo questa sia una fotografia adeguata dello spread culturale che il nostro paese deve colmare. Possiamo farlo, purché ci si scrolli di dosso la paura. Il cambiamento è un’occasione per valorizzare le opportunità. A patto di iniziare a viverle come tali”.

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