Un nuovo data center a Francoforte per rendere i propri servizi Web più attraenti alle compagnie che vogliono mantenere la sede in Germania per le proprie attività di Cloud computing. Il gigante dell’e-commerce, di cui i servizi web affittano potenza di calcolo e spazio ai consumatori, alle aziende e alle agenzie governative, sta cercando di attrarre chi ancora è riluttante ad accettare o espandere il servizio a meno che le informazioni non risiedano in Germania, ha spiegato a Bloomberg il senior vice president Andy Jassy.
Il posizionamento dei data center è diventato un tema importante in Europa dopo il datagate e le rivelazioni di Edward Snowden, e Amazon Web Services ha migliaia di clienti in Germania che utilizzano i data center in Irlanda o in altri luoghi, e che preferirebbero che i propri dati rimanessero nel Paese, sottolinea Jassy.
“Con I nostri clienti tedeschi abbiamo notato che, forse più che in altri posti nel mondo, è che ci tengono monto che I loro dati rimangano in Germania”, ha detto Jassy, che nel 2006 ha fondato Aws.
La nuova mossa di Amazon si rivolge ai potenziali clienti dell’Unione europea, puntando sulla salvaguardia dei loro dati. Con il centro di Francoforte il business di Amazon nel cloud computing sta cercando tra l’altro – sottolineano da Bloomberg – di mettere un argine contro le offerte di Google e Microsoft.
Intanto Amazon sta studiando il modo di aggiungere nuove possibilità al proprio servizio, prendendo spunto, tra gli altri, dai servizi offerti da Microsoft e VMware. Come parte di questa strategia l’azienda il 21 ottobre il proprio “AWS Directory Service”, che consente agli amministratori dei sistemi di coordinare e rendere sicuri gli asset in cloud, compresi i computer che montano i sofwtare Windows: una tecnologia nata per competere con l’Active directory di Microsoft.
Amazon ha inoltre reso noti i dati del terzo trimestre dell’anno che hanno fatto registrare una perdita più ampia delle stime nonostante ricavi in rialzo del 20%. Gli investimenti continuano a pesare sull’ultima riga di bilancio. Nel periodo terminato il 30 settembre, il passivo è stato pari a 427 milioni di dollari (95 centesimi per azione) contro la perdita da 41 milioni (9 centesimi per azione) dello stesso periodo dell’anno scorso. Gli analisti si aspettavano una perdita per azione da 74 centesimi.
Le vendite sono salite a 20,58 miliardi da 17,09 miliardi, in linea con le previsioni del gruppo di luglio comprese tra 19,7 e 21,5 miliardi ma sotto il consensus pari a 20,8 miliardi. Le spese operative sono balzate da 21,12 miliardi da 17,12 miliardi. Gli investitori, che finora hanno perdonato il gruppo di Seattle alla luce della costante crescita dei ricavi, ieri hanno deciso di vendere il titolo, nell’after-hours arrivato a cedere oltre 10%. Il motivo sta anche nella delusione derivante dall’outlook per il trimestre in corso: Amazon prevede un fatturato a quota 27,3-30,3 miliardi di dollari contro attese per 30,86 miliardi.