Probabilmente, stavolta, la risposta certa su come andranno le cose non saprebbe darla nemmeno Watson, il super sistema cognitivo su cui Ibm ha puntato lo scorso gennaio un miliardo di dollari e che finalmente debutta sul mercato con una soluzione dedicata al mondo enterprise. Ma Big Blue sembra davvero aver cambiato filosofia, e alla ricerca di un posto al sole nel mutevolissimo scenario degli analytics, dei big data e del mobile, ha adottato un nuovo approccio, ben sintetizzato da Doug Balog, general manager di Ibm Power systems: “Se fino a poco tempo fa tutto ciò che portavamo sul mercato doveva essere perfetto, oggi siamo disposti ad andare per tentativi, e nel caso a cambiare marcia in corsa”.
Un tentativo da 24 miliardi di dollari. Tanto ha speso la multinazionale in ricerca e sviluppo e nel perfezionamento di più di 30 acquisizioni. Il Cor.Com ha incontrato Balog e altri top manager del colosso dell’IT a Las Vegas, dove si tiene in questi giorni l’Ibm Insight, il mega evento durante il quale partner e stampa sono chiamati a toccare con mano le novità del gruppo capitanato da Ginni Rometty. Ed è nel segno di quanto la Rometty promette da tempo che si muovono le nuove soluzioni: servizi, software e tanto cloud, alla ricerca di sempre maggiori agilità e flessibilità. Da offrire ai propri clienti, ma anche da inseguire come mantra per l’Ibm che sarà.
Si tratta in altre parole di accompagnare la nascita di quello che Bob Picciano, senior vice president, Ibm Information & Analytics group, chiama nuovo ciclo del valore. “I dati sono una risorsa naturale, il cloud l’ambiente in cui si muovono, l’interazione con l’utente la base per la creazione di nuovi modelli di business. Semplificando, possiamo dire che questi tre elementi rappresentano per noi rispettivamente il cosa, il come e il perché di ciascun mercato”, ha detto Picciano.
Watson Explorer – così si chiama la soluzione enterprise per l’acquisizione e l’analisi dei dati basata sull’ormai celebre sistema cognitivo – permette a un utente dotato di normali conoscenze informatiche di organizzare ed esplorare le informazioni a disposizione della propria azienda semplicemente formulando una domanda. Il sistema “autoapprendente” elabora i dati, anche crudi, a disposizione sui server o nel Web, e dopo averne validato l’accuratezza è in grado di restituire una serie di risposte che possono variare in complessità e profondità a seconda dell’operatore e dell’esperienza che Watson ha maturato con lui e con i dati. Il prodotto è disponibile nella versione Enterprise e nella versione Advanced, la quale integra funzioni avanzate di content mining e content analytics per l’analisi e la visualizzazione in tempo reale di enormi quantità di data set.
“Non ci rivolgiamo più unicamente agli analisti”, ha commentato Eric Sall, vice president Business analytics di Ibm. “Intendiamo raggiungere chiunque abbia all’interno delle organizzazioni il compito di prendere decisioni, a qualsiasi livello. Per farlo in maniera accurata e rapida, bisogna ricorrere a informazioni precise, strutturate ed esplorabili. Per farlo in maniera semplice e intuitiva, serve un’interfaccia user friendly”.
Ibm ha presentato anche tre nuove soluzioni che si integreranno nel portafoglio dell’offerta cloud, Bluemix: DataWorks, dashDB e Cloudant. Se i primi due sono prodotti cloud based, e permettono rispettivamente di raffinare i dati e fornire risposte più rapide alle query, Cloudant è una versione on premise del database-as-a-service gestito via cloud. Le parole d’ordine per tutti e tre i prodotti sono sicurezza e integrazione con dati e applicazioni aziendali.
A proposito di sicurezza, i2 Enterprise Insight Analysis è il nuovo strumento dedicato alla lotta contro il cybercrime, dalle frodi finanziarie al furto di dati sensibili. In pochi secondi, la soluzione è in grado di analizzare terabyte di dati e trilioni di oggetti evidenziando relazioni sospette all’interno dei flussi e degli scambi che quotidianamente attraversano le strutture informatiche di banche, retailer, carrier telefonici e social network, arrivando a identificare fino a sei gradi di separazione di diverse fonti di provenienza del segnale. “Grazie al sistema predittivo siamo in grado di bloccare la frodi prima ancora che avvengano”, ha spiegato Bernie Meyerson, Chief Innovation officer di Ibm. “La protezione totale non esiste: l’unico modo per essere certi di non subire attacchi è eliminare qualsiasi canale di comunicazione con l’esterno. Per chi non è disposto a tagliarsi fuori dal mondo, i2 Enterprise Insight Analysis costituisce un’alternativa più che valida”.
Rimane da dire che Big Blue ha anche annunciato la prossima disponibilità di tutti i propri strumenti di analytics all’interno dell’Ibm Cloud marketplace, e che il 2015 vedrà nascere le prime quattro app sviluppate insieme con Apple. La collaborazione cominciata l’estate scorsa (è del 15 luglio la storica foto di Ginni Rometty e Tim Cooks che passeggiano insieme dialogando come più che complici soci d’affari) sta per dare i suoi primi frutti. Di più, per il momento, non è dato sapere. Anche se Bob Picciano ha delineato con precisione la rotta che Ibm sta percorrendo sulla scia di Cupertino: “Saranno tutte app mirate a specifiche industry e dovranno integrare il patrimonio di informazioni dell’azienda che le utilizzerà. È imperativo che non siano derivazioni di reverse design, ma che vengano concepite ex novo per sfruttare le possibilità e le funzionalità dei dispositivi mobile, anche per raccogliere e immagazzinare dati. Il nostro obiettivo? Aumentare la produttività del professionista, agevolare l’esperienza dell’utente e migliorare la vita dell’individuo. L’approccio alla tecnologia ormai non può che essere basato sulla fluidità e sulla multidimensionalità”.